Essere coerenti smentendosi ad ogni dichiarazione è un antinomia che riesce solo a pochi eletti.
Uno di questi è il preparatissimo Sergio Marchionne.
L’ultima boutade del manager italo-canadese ha avuto per soggetto la Lancia, il cui marchio “verrà ridotto o eliminato” perchè “non tornerà quella che era una volta, oggi ha un appeal molto limitato”.
Lo stratega col maglioncino ha deciso:niente nuovi modelli, solo dei copia-incolla con delle affascinanti Chrysler, che riescono nell’impresa di far rimpiangere la Duna e l’Arna.
Come dire, non ti faccio morire di fame ma non ti dò neanche da mangiare.
Si appresta quindi a chiudere una delle più storiche (è del 1906) e prestigiose Case automobilistiche italiane ed i principali giornali cosa dicono?
Niente, assolutamente niente.
Non ce la fanno proprio a dare una notizia,nemmeno quando non occore scomodarsi a trovarla.
Questa era già pronta e confezionata.
E’ proprio più forte di loro.
In una bellissima intervista al Fatto Quotidiano,l’ex pilota Miki Biasion (che a bordo della Lancia Delta ha vinto il Mondiale Rally nell’88 e nell’89, ultimo italiano a vincere l’iride)) ha raccontato benissimo la parabola della casa torinese.
Da sempre sinonimo di eleganza,tecnologia stile e raffinatezza senza mai perdere di vista le prestazioni e una certa dinamicità,la Lancia ha fatto la storia dei Rally:la Lancia Fulvia Hf,la Stratos,la 037 fino all’S4 e alla Delta sono delle pietre miliari delle competizioni.
Proprio la Delta Integrale – che faceva man bassa di titoli in tutte le categorie – era il sogno proibito dei giovanissimi, la scelta degli appassionati ma anche degli avvocati financo dei calciatori.
Roberto Baggio – per festeggiare il Pallone d’oro del ’93 – se ne fece regalare una dall’Avvocato:una versione gialla e decisamente personalizzata (ho avuto la fortuna di vederla).
Capito l’appeal…
Negli anni ’80 (quelli della Milano da bere) la Lancia battagliava – grazie alla riuscitissima Thema – ad armi pari con la Mercedes e la Bmw.
Farsi la Thema, magari la versione Turbo, significava aver raggiunto un certo status.
Poi una serie di decisioni tra l’incomprensibile ed il tragico, hanno portato la Casa torinese prima all’oblio poi all’agonia.
L’ultima sentenza è stata un colpo al cuore per tanti lancisti e per tutti coloro che non vogliono perdere un’altro pezzo della nostra storia industriale.
Com’è pieno il libro dei rimpianti delle nostre case automobilistiche:per storia,blasone ed immagine l’Alfa e la Lancia sarebbero le rivali per antonomasia delle Bmw e delle Audi.
Invece devono accontentarsi delle briciole.
L’accanimento terapeutico per difendere l’italianità delle nostre aziende ha prodotto questi risultati.
Meglio sperare – come è avvenuto recentemente per l’Audi con la Lamborghini prima e la Ducati ora – che arrivi qualcuno che veramente creda a queste aziende.
Alla Volkswagen non vedrebbero l’ora di aumentare l’appeal e per far tornare il marchio quel che era una volta.
Non tutti i Marchionne comunque vengono per nuocere.
I soliti bene informati pare che diano quasi per certo il lancio sul mercato di un nuovo prodotto: Chiama la Neuro Beghelli.
Si tratterebbe di un dispositivo sofisticatissimo che ad ogni dichiarazione (di chiunque) diciamo così “strampalata”, automaticamente – grazie ad un sistema brevettato – avviserebbe il più vicino Reparto di Neuro Psichiatria prenotando un’ambulanza per un Trattamento Sanitario Obbligatorio.
Garanzia di 5 anni contro le reiterazioni di intervista.
Quando si dice il made in Italy.
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