L’estate ed i primi caldi gradirebbero degli argomenti frivoli o divertenti.
Invece parleremo della moneta unica europea, l’Euro.
Per farlo ci avvarremo di un testo imprescindibile per capire cosa ci stia succedendo: Il tramonto dell’Euro del Prof. Alberto Bagnai.
Un’opera che ha il merito di dissolvere dogmi ed assiomi sull’Euro, di dare risposte ai luogocomunisti dell’Euro (cit.) e di far uscire l’euroscetticismo (inteso come moneta) dagli scantinati della considerazione, essendo relegato finora tra il populismo opportunistico e il bipolarismo (economico) di Giulio Tremonti (un giorno keynesiano e quello dopo neo-liberista).
Ci accorgeremo che questa crisi non solo era prevedibile ma (fatto ancor più grave) sostanzialmente voluta.
C’è tutto il Bagnai-pensiero in queste 400 pagine scritte con passione e farcite con un ironia insospettabile per un laureato in Economia.
Robert Mundell, in un suo lavoro, dice che quando Paesi strutturalmente diversi decidono di aggiogarsi sotto una moneta unica, se sorgono problemi, come una recessione mondiale, bisogna che i lavoratori accettino di farsi tagliare i salari, o magari di emigrare in cerca di lavoro.Altrimenti, la moneta unica collasserà.
Beh, facile parlare ora, chioserà qualcuno.
Peccato che il documento risalga al 1961.
“Sono sicuro che l’euro ci costringerà a introdurre un nuovo insieme di strumenti di politica economica.Proporli adesso è politicamente impossibile (sic.).
Ma un bel giorno ci sarà una crisi e si creeranno nuovi strumenti”
Sono in tanti fratelli i Prodi, ma questa frase l’ha pronunciata, nel 2001, proprio quel Romano che nel 1997 accompagniò l’Italia nel progetto Euro.
Forse gli è uscita dopo una seduta spiritica, come nel caso del rapimento Moro.
“Come l’Argentina l’Italia affronta infatti una crescente perdita di competitività dovuta a una moneta sopravvalutata, con rischio di caduta delle esportazioni e crescita del deficit di parte corrente. Il rallentamento della crescita peggiorerà deficit e debito pubblico e lo renderà potenzialmente insostenibile nel tempo”.
Così Nouriel Roubini nel 2006.
Dicevamo, per redigere la crisi dell’Euro non occorreva scomodare Nostratradamus.
Bastava un mago Otelma qualsiasi.
Una premessa importante:il nostro Paese, Euro o non Euro, paga la corruzione, il malaffare e la cronica illegalità, un fardello da 60 miliardi all’anno secondo la Corte dei Conti, problematica che Bagnai – pur citandola – credo sottovaluti.
Uscire dall’Euro mantenendo gli sprechi, l’endemica inosservanza delle Leggi (incistata ormai nella mentalità) e le ruberie di oggi non risolverebbe d’incanto tutti i problemi.
Parimenti, anche se per magia togliessimo il fardello di cui sopra restando però con una moneta sopravvalutata e senza sovranità economica, non sarebbe sicuramente l’El Dorado.
Unire in un unico calderone tante economie diverse con il vincolo del cambio fisso ha tolto a diversi Stati una delle poche armi per superare i momenti di burrasca.Ovvero la politica monetaria.
Quando nel ’92 l’Italia entrò in una profonda crisi è perché si agganciò (di fatto) al marco nel cosiddetto Sme credibile (da notare anche la terminologia).
Ne uscì solo svalutando la lira.L’economia ripartì e non contenti della lezioni entrammo nell’Euro (geniali eh?).
Sfido chiunque ad indicare un vantaggio portato dall’Euro, se non quello di evitare di cambiare la valuta nel viaggio a Parigi.
Sticazzi.
A beneficiarne è stato un solo Paese, la Germania (o meglio, le sue esportazioni) e tutto il sistema legato alle multinazionali, essenza del liberismo che il sistema Euro nutre vigorosamente.
Almeno i tassi sono stati bassi, dirà qualcuno.
All’inizio è vero, poi è venuto di moda lo spread e il giochino si è interrotto.
Inoltre aver beneficiato di tassi favorevoli ha fatto più danni che utili: la bolla del debito privato si è creata qui.
L’euro ci ha protetti dalla crisi è un altro mantra che ci siamo sentiti ripetere, demenziale come “L’Italia è il Paese che è uscito meglio dalla crisi” (!).
Ovviamente sono tutte balle:i Paesi che hanno potuto intervenire sui cambi e sui tassi oggi se la passano decisamente meglio.
L’inflazione, un altro argomento tabù per i kohmeinisti dell’euro.
A loro semplicemente diciamo che negli anni ’70 ed ’80 con l’inflazione satanica a doppia cifra che c’era in Italia le famiglie riuscivano a campare con uno stipendio e pure a risparmiare, oggi che è prossima allo zero (perlomeno quella dichiarata) in pochi mettono via dei quattrini.
Ma tutto questo i luogocomunisti dell’euro non lo sanno.
“L’euro è in crisi perché manca un unione politica e fiscale dell’europa e poi è meglio essere governati dall’Europa che dai nostri politici”.
Sulle prime la tentazione di rottamare la nostra classe politica è forte, ma perdere la sovranità economica,monetaria e (di fatto fiscale) non è un alternativa consolante.
Nel dubbio noi abbiam fatto l’en pleinn:tecnocrazia europea e politici all’italiana.
Per la serie two gust is mei che one.
Ergo, non abbiamo interrotto il magna magna (vedete che il tema riappare sempre) ed in più siamo costretti a partecipare ad un gioco dove già sai che perderai (farti comandare a casa tua).
Facendoti pure male.
La moneta unica (Non avrai altra valuta all’infuori di me!) più che un sistema economico è un sistema politico.
O meglio, il braccio armato di un sistema per controllare, creare la crisi e gli shock finanziari in modo da scaricare la svalutazione non più sulla moneta (spiacenti, siamo nell’Euro) ma sullo spread ed a cascata sui salari e sui diritti, veri obiettivi del Moloch-Euro.
La risposta europea al reganismo ed al tatcherismo.
La libera circolazione dei capitali (quando c’erano i vincoli e le restrizioni queste epidemie finanziarie non erano ancora diagnosticabili, ma sarà un caso) ha redatto un nuovo postulato: qualche Paese in cui produrre ad un prezzo più basso lo si trova sempre.
L’attacco ai diritti sociali è iniziato negli anni ’70 proseguendo senza soluzione di continuità fino ai giorni odierni in un crescendo rossiniano.
Una strategia della tensione 2.0.
Licio Gelli può stare sereno:il suo Piano di Rinascita Democratica si sta attuando.
La distruzione dello Stato sociale passa attraverso delle regole assurde di tecnocrati (pareggio di bilancio,rapporti deficit/pil) che azzerano qualsiasi possibilità di crescita e tagliano pian piano tutto quell’improduttivo (per loro) insieme di diritti chiamata welfare.
Che bello immolarsi alla causa in nome del vincolo esterno.
Per i maniaci, andate a rileggervi il discorso alla Camera di Giorgio Napolitano del 1978 sull’entrata dell’Italia nello Sme.
L’unico sussulto di una vita politica.
Si potessero mettere in fila tutte le balle proferite sull’Euro si potrebbe ricostruire il Muro di Berlino.
Complice un’informazione al soldo di questo pensiero unico finora definirsi contrari all’Euro era come bestemmiare in Chiesa.
Il “Ce lo chiede l’Europa” è uno dei paralogismi che ha creato più danni che Aldo Agroppi sulla panchina della Fiorentina.
Diffidate sempre di queste giaculatorie – imparate a memoria come le poesie alle elementari – dagli adepti del mainstream.
Un esempio:ci chiedono “maggiore flessibilità” e “delle riforme ormai irrinunciabili” per sostenere il mercato del lavoro.
Belle parole, ma che tradotto vuol dire tagli allo Stato sociale e licenziamenti facili.
Aumentare l’occupazione licenziando più lavoratori è come dire che per scaldare meglio la casa d’inverno bisogna tenere le finestre aperte.
Ma tutto questo i luogocomunisti dell’euro non lo sanno.
Perchè hanno ricevuto manforte dal PUDE (Partito Unico dell’Euro, Bagnai docet), un’organizzazione politica trasversale ortodossa ai soloni dell’Europa.
Nel suo lavoro, il Professore universitario spiega anche come uscire da questo incubo, sfidando i terroristi del pensiero unico che invece vorrebbero far credere che all’Euro non esista alternativa.
In un incontro fece questa bella metafora “Nessuno ha detto che sarà semplice, noi stiamo precipitando con una macchina da una strada ripidissima.Invertire la rotta è molto dura, ma l’alternativa è finire in fondo al precipizio”.
Ha spiegato tutto il Prof. Bagnai:il disegno criminale sottostante, il metodo di attuazione, gli effetti ed anche il modo (corretto) di dire la parola Stop a questo martirio.
Sono sicuro che se mai decidessimo di prendere questa scelta (una cosa saggia in Italia la faremo pure, no?) lo faremmo nel modo più sbagliato possibile.
Quando i Responsabili dei Partiti all’economia hanno questi nomi (e soprattutto questi cognomi) il rischio che il dramma finisca in tragedia è alto.
Nel 1997 ero con i miei genitori a casa di parenti.L’argomento della serata era “la tassa per l’Europa” (pensate, per entrare nell’Euro abbiamo pure pagato).
Un mio zio asserisce – col tono di chi si vuol far dare una risposta rassicurante – “Sempre se ci fanno entrare in Europa…?”
Mio papà – che non è colto, non ha studiato ma è intelligente e pratico – rispose serafico (ed in dialetto) “Tranquillo, i coglioni li prendono sempre volentieri…”