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Educazione asessuata

16 Ago

Visto che nel Mondo occidentale stanno aumentando violenza, povertà, inquinamento, sfruttamento ed esasperazione sociale, qual è uno dei primi punti dell’agenda di quelli che democraticamente dettano la linea? L’educazione sessuale. Ma lo fanno per i troppi reprobi villani da educare e civilizzare in nome dei nuovi dettami del progressismo fucsia e arcobaleno, e per rendere più libera e civile la vita di tutti i giorni. Ma noi, che siamo dei bruti rossobruni, degli impenitenti illiberali meritevoli di finire nelle liste di prescrizione, come al solito ci siamo comportati male, non ci è passato quel vizio di scopiazzare (ap)preso a scuola ed ecco che non abbiamo resistito a dare una sbirciata a quella famosa agenda vergata dagli illuminati di modernità (come abbiamo fatto non si può dire, avremo forse avuto un appoggio da qualche Stato canaglia?Mah…)

(Inciso: se è l’Occidente a nasare a casa degli altri e a scoprire delle magagne, è il tripudio della libertà di stampa, di pensiero e dello di stile di vita – e via con l’autocelebrazione della nostra superiorità! – se lo fa qualcuno in casa dell’Occidente e scopre altrettante magagne, fa la fine di Julian Assange, sempre per il concetto della libertà di stampa, di pensiero e dello di stile di vita).

Anche in tema di sessualità, coerentemente ai dettami della loro ideologia senza idee, l’obiettivo è cancellare tutte quelle vecchie abitudini patriarcali e ormonali che finora hanno mandato avanti il genere umano. Si farà affidamento a delle autentiche pietre miliari dell’ondivaghismo sessuale, quali “Two father is mei che uan” (da pronunciare con un marcato accento bolognese), “Uomo o donna: basta che respiri” , ” Oggi mi va così, domani cosà”, “Chi si accontenta gode”, “Ho scoperto che mi piace il pesce”, e “Mia moglie ha una gran nerchia“.

Il messaggio è chiaro ed inoppugnabile, dovranno sparire il concetto della mamma e del papà, inizialmente – e lo saprete senz’altro – si era pensato a Genitore 1 e Genitore 2, solo che alcuni relatori presenti anche nel progetto sul politicamente corretto “Cerca il razzismo e l’emarginazione anche e soprattutto dove non c’è e rompi i coglioni su tutto” hanno rilevato tracce di discriminazione: il genitore 1 viene prima del genitore 2? E perché? Oppure – e qui emerge preponderante tutta la loro venalità – non è che il Genitore 2 abbia un patrimonio doppio rispetto al Genitore 1? Eh sì, dubbi e speculazioni filosofiche che avrebbero fatto pronunciare ai filosofi greci un convinto “Me cojoni!” Si è passati quindi a Genitore A e B, ma anche qui apriti cielo, la lettera A è la prima dell’alfabeto, simbolo di primato e supremazia della razza, hanno bofonchiato alcuni semiologi, impegnati a studiare i simboli dei nuovi partiti e che avevano giusto una mezz’ora libera da riempire con delle troiate. Sono poi intervenuti altri minorati mentali tirando fuori la vecchia solfa che alle scuole medie il corso A era sempre considerato il migliore ed il B quello degli scapestrati. Eh, un bel rompicapo… Alla fine si chiameranno tutti e due con un generico Genitore, seguendo la spersonalizzazione ricercata con ossesso in ogni dove dall’ideologia liberista. Qualcuno potrà sollevare la critica che i bimbi faranno confusione, avranno difficoltà nel riconoscimento dei ruoli, chiameranno uno e risponderà l’altro, non li distingueranno, mancheranno i riferimenti ed avranno grossi problemi alla personalità e nel rapporto con gli altri destinati a perdurare. Cioè esattamente quello che vogliono. Anche perché in questo modo di genitori se ne potranno aggiungere quanti se ne vuole, tipo un contatto in una chat di Whattsapp.

Un altro punto focale è la messa al bando dei peli, tendenza già ad uno stadio avanzato, il cui passo successivo sarà la rasatura sul nascere, rendendo tutti implumi come una boccia di biliardo. Si farà affidamento ad uno storico collaboratore di pace e benessere sociale, la nato, che fra le proprie dotazioni ha un apparecchio laser che verrà proposto obbligatoriamente agli estetisti (previste le forme del noleggio a lungo termine e del leasing strumentale). Evitiamo subito polemiche e allarmismi di fronte al fatto che l’apparecchio rilasci qualche piccola, marginale e trascurabile traccia di uranio impoverito, nelle missioni umanitarie serve anche quello. E poi l’ultima versione ha il 20% di uranio impoverito in meno rispetto alla media dei laser ed ha ottenuto la certificazione Bio. Verranno bandite quelle vetuste espressioni del tipo “camicia aperta col villo di fuori” , “gli ho visto il pelo” , “c’è in giro della pelusca“. Per i trasgressori previste severe pene (in senso giuridico). Anche nella cinematografia si dovrà ricorrere ad alcuni correttivi, in Fantozzi subisce ancora ad esempio, Loris Batacchi sarà doppiato per coprire la famosa battuta “Non ho peli sulla lingua, momentaneamente…” Non sarà risparmiata nemmeno la letteratura, tira aria di censura anche per uno come Henry Miller, a cui non basta la sua avventurosa esistenza beat, la frase de “Il tropico del cancro” sulla fregna rasata che pareva un’ostrica morta è inaccettabile e ancor più quel passaggio che è il pelo a renderla misteriosa. Il sistema come è noto illude di lasciare la massima libertà, purché si faccia come dice lui. Chi si ostinerà a lasciarsi sul corpo, e in particolar modo nelle zone pubiche, quell’ irsuto manto pelliccioso, dovrà pagare la famosa Tassa sul pelo (la Pelotax, ma per il nome definitivo, verrà indetto un sondaggio on line utilizzando la piattaforma di un noto movimento) che verrà calcolata utilizzando un sofisticato algoritmo che terrà conto della superficie totale della zona pelosa e della densità del pelo stesso a cui si aggiungerà un correttivo a seconda della zona del corpo interessata, ovviamente l’area pubica è quella col coefficiente maggiore e più penalizzante. Chi sarà soggetto alla Tassa sul pelo subirà immediatamente anche le nuove rendite catastali e non potrà partecipare alle raccolte punti dei supermercati.

Proseguendo col programma, durante l’ora di religione alle medie anziché un prete (o un suo surrogato) che biascica stronzate sull’autoerotismo e sulla castità ci sarà un chierico laico che farà sentire in colpa gli adolescenti sulle loro prime cotte, spiegando che per ogni cotta nei confronti di un determinato sesso ne deve seguire una per un soggetto dell’altro sesso, entro il quadrimestre di riferimento. Sono esentati solo quei soggetti che si sono invaghiti di un ragazzo/a ucraina. Entro i vent’anni bisognerà compilare tramite il Fascicolo Sanitario Elettronico un questionario sulle abitudini sessuali: chi non avrà ancora avuto rapporti con persone dello stesso sesso o comunque con ambo i sessi, verrà mandato in tournée con Achille Lauro e i Maneskin e gli verrà imposta una dieta esclusivamente vegana con la sola aggiunta di insetti selezionati, da uno studio di una università del cazzo a caso, di quelle specializzate in minchiate inutili e roboanti, è uscita la notizia che un’alimentazione onnivora e variegata e senza fanatismi di sorta favorisce un desiderio eterosessuale. Altrettanto dicasi per l’utilizzo dei mezzi a motore a scoppio: vietati a chi non ha ancora scoperto la sessualità bipartisan, mentre per gli altri sarà ancora possibile dare delle sgasate con motori a combustione ma solo se si possiede almeno lo stesso numero di mezzi elettrici e dal costo non inferiore a 40.000 € cadauno. La transizione ecologica ha i suoi costi, si sa. E si sa anche chi deve pagarli, i poveri cristi. Però ne vale la pena, perché con la conversione elettrica si inquinerà come e più di adesso, ma le nuove lobby si arricchiranno molto in fretta, che è quello che conta, no?

Il progetto è ambizioso, nessuno si nasconde, epocale lo definiscono, ecco perché dovrà coinvolgere anche gli animali domestici, che nel frattempo avranno acquisito la piena capacità giuridica compreso ovviamente il diritto di voto (vedi alla voce allargamento della democrazia partecipativa). Si partirà dagli animaletti più piccoli, perché convincere un asino o un cavallo con la bega in tiro a cambiare i suoi progetti con l’equina di turno è stato ritenuto potenzialmente pericoloso. Invece quelli di piccola taglia verranno mandati a dei corsi, finanziati coi tagli alla scuola pubblica, mentre i punti nascita che sono stati chiusi e i reparti ospedalieri che sono stati smantellati verranno convertiti in consultori per l’assistenza psicologica a queste bestiole durante la delicata fase della transizione sessuale. Finalmente delle conquiste sociali degne di nota.

La maternità e la genitorialità dovranno diventare due concerti puramente consumistici, un vezzo, un tipo di shopping per aumentare la visibilità e gli affari. L’utero in affitto e la possibilità di acquistare dei bambini verrà legalizzata, ma se la potranno permettere solo i ricchi, mentre i poveri potranno solo vendere i propri pargoli o appunto prestare il proprio corpo per fare nascere una creatura, anche oggi è così, solamente sarà regolarizzato, nero su bianco, uno stato di fatto che iniziava ad essere spinoso; questo è coraggio, questa è una delle tante superiorità dell’Occidente, ovvero la mercificazione di tutto.

Traspare un certo ottimismo da parte degli organizzatori sui tempi di applicazione del programma, sia perché i servi del potere sono un po’ come le temperature medie, stanno aumentando costantemente, ed anche perché finora ad opporsi a questo progetto sono perlopiù dei cattolici oltranzisti ultraconservatori e dei vetero-clerico fascisti, personaggi che quando aprono bocca viene voglia di fare il contrario di quello dicono, e viene anche voglia di fare qualcos’altro.

Articolo di pura fantasia, ogni riferimento alla realtà, a fatti, a situazioni, a persone vive o morte è puramente casuale

Trasgressivi alle vongole veraci

1 Lug

Passava di lì ed erano riusciti a strappargli un sorriso. Non avevano fatto niente che sarebbe finito sui libri di storia e/o di sociologia, eh, però vedere dei ragazzi interagire fra loro senza scancherare col cellulare per oltre sei minuti consecutivi e per di più intenti a parlare di musica, beh, gli aveva regalato una bella sensazione. Certo, si esprimevano in un linguaggio veramente merdoso con dei termini da cerebrolesi che ogni volta che ne sentiva uno scattava automatico un “T’an po mia” (Non puoi mica, nda) preceduto da una bestemmia. La bestemmia cambiava ogni volta, il “T’an po mia” invece no. (Fungere da rafforzativo è una delle varie funzioni della bestemmia, sempre che sia usata correttamente. Potrebbe uscire qualcosa al riguardo, non è escluso). Poi, con una prosopopea inversamente proporzionale alla carta d’identità ed un tasso di fanatismo allineato alla società che li ospita, sparavano sentenze tipo Cassazione a sezioni unite su come la musica fosse un fenomeno nato dopo gli anni Duemila, o quasi. Sentenze alla cazzo di cane, quindi. Per la portata delle loro tesi sembravano un misto fra i nazisti dell’Illinois e un movimento a caso della “sinistra” fucsia e arcobaleno.

Al netto di queste premesse e nonostante le nuove leve gli stessero mediamente in cima alle palle, spesso ricordava a se stesso che una delle peggiori generazioni era proprio la sua (presenti ed amici stretti esclusi). E come uno che aveva la pezza da attaccare in canna, rallentò il passo e senza che si diano troppe spiegazioni sul come, era lì pronto a dire la sua. Che poi le spiegazioni si possono anche dare: il tempo trascorso nei bar della montagna negli anni Novanta qualcosa aveva insegnato.

” Ragazzi, ma sono in ritardo di quaranta/cinquant’anni con sti atteggiamenti qua, tutta roba già vista…”

” Il compito dell’artista, del musicista, è liberare la propria personalità, fissare nuovi parametri, mettere in discussione tutte le strutture che infatti scricchiolano, alzare l’asticella, possono dare fastidio, ma non siamo più nel Novecento”, rispose tranquillo, ma convinto, uno del gruppo, visibilmente soddisfatto della risposta “matura” data al dirimpettaio maturo (stavolta senza le virgolette).

” Non siamo più nel Novecento, ma la versione originale di queste provocazioni si è vista proprio nel Novecento”

” Eh se…”

” Adesso la chiamano sessualità fluida, giusto? (accompagnato da un eloqunte gesto con le mani come dire “Du palle!”) ed è uno dei termini che ormai propinano anche nelle mense scolastiche, un trasgressivo-istituzionale….Mai sentito parlare di David Bowie? Ecco, magari prima ascoltate un po’ di cose sue, poi andate a rivedere il suo estetismo ambiguo, potente, magnetico, raffinato. Erano gli anni Settanta e lui è stato uno dei primi…”

” Beh, va bene, adesso qualcuno si sarà un po’ ispirato a lui, è normale prendere qualche spunto, no?”, intervenne uno alto e secco.

” No, lo han copiato, pari pari, e pure male. Io non lo so se a Bowie piacesse la figa e anche il cazzo, se la sua era una battaglia di libertà, un desiderio di provocazione, una mossa commerciale o tutte le cose assieme, ma gli va dato atto di essere stato un precursore, e io non sono un fanatico delle ostentazioni sessuali. A questi di oggi magari piace sia la figa che il cazzo, ma perché gli han detto che è il modo più rapido per far parlare di sè…”

” Non è che sei un po’ bigotto?”

“E bacchettone?” aggiunse a rimorchio il primo che era intervenuto.

” Ecco, pure del bigotto, a me…A proposito di bigotti, nell’Italia degli anni Settanta di bigotti ce n’erano per davvero – oddio, ce ne sono sempre troppi di quelli – e serviva un certo coraggio per presentarsi sul palco come faceva Renato Zero, con le sue tutine, le mosse istrioniche, gli ammiccamenti, le allusioni, gli sdoganamenti. Le prime volte lo perculavano, ma bastava ascoltarlo e anche l’ala oltranzista della Santa Inquisizione ammetteva che musicalmente era una bomba, o forse non lo ammettevano proprio perché erano della Santa Inquisizione, ma le sue canzoni le canticchiavano anche loro e magari ci si ritrovavano pure, sti trucidi…Per fare un paragone con uno di oggi, Achille Lauro vive di colpi di scena, glieli chiedono, sempre di più, ma dietro quelle impalcature e quei trucchi da Cinecittà, di musica se ne respira poca”

” Paragoni epoche differenti, oggi c’è più coraggio e in tanti compiono atti che prima intimidavano”

” A me sembra più una ribellione codificata, una trasgressione indotta e costruita a tavolino, figlia del Pensiero Unico liberal progressista che ci vuole tutti ibridi, come le macchine, né carne né pesce, una sorta di veganesimo antropologico, toh, una massa molliccia ed inerme senza identità propria che, vanesia, si fregia di inutili libertà ed è convinta di poter fare il casino che vuole, peccato che lo spartito l’abbia scritto qualcun altro. Si atteggiano da ribelli, ma sono degli adepti del nicodemismo. Oltretutto quando la provocazione è teleguidata escono degli album di plastica, artefatti, vuoti, speculari alla società capitalistica occidentale. Sulle note di un brano di Elio e le Sorie Tese sembra che cantino <Siamo tutti servi della Nato…>”

” Ah, quindi per te i temi LGBT, dell’identità di genere e di tutte le forme di discriminazione non esistono ed un artista non dovrebbe esternare le proprie opinioni?” disse una ragazza dall’aspetto intrigante nonostante una frangetta da denuncia per crimini contro le acconciature e l’umanità.

” Le minoranze dovrebbero sempre essere tutelate, solo che oggi il turbo-liberismo vuole che siano la regola e discrimina chi non ne fa parte, utilizza questi temi civili solo per togliere quelli sociali e per rincoglionire per bene la testolina e per stringere la vera libertà. Pasolini lo aveva capito già durante il Sessantotto, la maggior parte non lo capirà manco fra altri 68 anni. D’altronde lui era un genio. Sono i temi calati dall’alto dal Potere, quindi non è ribellione, e quegli artisti sono servi. Per me non sono neanche artisti”

“Ma un artista potrà ben fare quello che gli pare???” e stavolta più che intrigante era proprio incazzata.

” Mica posso impedirglielo, l’artista ha tutto il diritto di diventare l’aedo del sistema dominate, io ho il diritto di contestarlo e dire che lo detesto. Il sistema e anche lo pesudo artista. Poi anche i gesti vanno interpretati, contestualizzati, criticati. Prendi quella cantante metal che ha fatto sdraiare sul palco un fan del pubblico e poi gli ha pisciato in faccia… “

” Oh, quella è roba strong anche per me raga, però mica tutti avrebbero il coraggio di farlo”

” Anche lì, mossa figa se vuoi – notate il gioco di parole, ah ah ah!!! – peccato che quarant’anni fa ci fu chi cagò sul palco e penso venne arrestato, e altri fecero anche schifezze peggiori. Un atto sovversivo in ritardo perde di valore, diventa una triste massificazione. Tra l’altro, non c’entra niente, ma questo aneddoto della pisciata mi ha fatto venire in mente quella volta che ero a far visitare mio figlio e ad un certo punto il pediatra rispose ad una telefonata di una mamma che gli chiedeva da dove uscisse l’urina della figlia! Il pediatra gli disse che la mamma e la figlia pisciavano allo stesso identico modo, sempre da lì”

” No dai, come fai a chiedere una cosa così, out a vita!” commentò la tipa con la frangetta rasserenatasi un po’.

” Pensa a quando la figlia inizierà ad avere le sue cose…”

“Usciranno nuove teorie ginecologiche!”

“Sai cos’è il coraggio? Non è farla vedere sul palco o lasciare un ricordino organico , per quello basta un beriago. Il coraggio è scrivere, nel pieno degli anni impegnati, da te, artista impegnato e schierato, un album altamente provocatorio proprio verso il tuo pubblico (di impegnati) e svelarlo a loro dal vivo, a teatro, dicendogli in faccia che non solo ti hanno stufato, ma ti fanno proprio schifo e che non vuoi avere più nulla a che fare con della gente così. Che erano poi i padri putativi di questi pseudo intellettuali chierici di sinistra la cui massima battaglia è il bagno indipendente per i transgender. Il coraggio è quello che ebbe Giorgio Gaber – è di lui che sto parlando – a sciabordare delle frasi violente che riuscivano solo a lui quando era indignato, incazzato e nauseato. E il pubblico degli impegnati, il suo pubblico, non la prese bene…Ma, vedi, invece il problema di queste trasgressioni alle vongole veraci è che spesso nascondono una qualità inesistente, l’impegno l’han messo tutto in queste amenità… non mi viene il termine, amenità contemporanee. Bowie e Zero che vi ho citato prima erano teatrali a bestia ma musicalmente erano dei fenomeni. La qualità nella musica esce dal talento e dall’ispirazione: oggi l’ispirazione gliela confezionano quei fiji de na mignotta dell’Ufficio Comunicazione e Marketing ed il talento per capire chi possa andare avanti lo misurano con la stadera dei talent, solo che la musica non nasce in televisione, ma per strada, nei bar, nelle cantine, nei club, è un’altra cosa. Comunque è giusto che voi ascoltiate la musica del vostro tempo e seguiate questi artisti, non dimenticate però ciò che c’è stato prima, vi si apriranno dei Mondi”

“Vuoi dire che ai tuoi tempi la musica era migliore e gli artisti tutti integerrimi e spontanei?” buttò lì una tipa che probabilmente aveva imparato il giorno prima il termine integerrimo ed era quindi impaziente di utilizzarlo davanti ad un matusa, ma che con la sua domanda aveva innalzato il livello della discussione.

” La musica sicuramente sì! E ve lo dice uno che di musica di merda ne ha ascoltata parecchia, ai tempi. Ma anche di bella, e quanta ne sto ancora scoprendo! All’estero ci sono delle cose piacevolissime anche adesso, fatte bene per davvero, magari non inventano niente di nuovo ma chi se ne frega, miscelano trenta/quarant’anni di generi alla grande, mentre in Italia la situazione è raccapricciante, anzi molto peggio, perlomeno nella roba mainstream, in quella di nicchia non so, non ho abbastanza tempo. Invece gli artisti dei miei tempi….” e l’ultima frase si rivelò peggio di un lifting da quanto avesse modificato la sua espressione.

“Invece…” accompagnò la tipa con un occhietto furbo di chi aveva nasato aria di abiura.

“Sugli artisti fino a qualche anno fa lo pensavo, che fossero integerrimi, ne ero convinto, ora no. Guccini parla delle primarie del partrito più liberista e a destra d’Italia, Pelù che fa da megafono alla Gretina e combatte contro il gas russo, Bruce Springsteen e i Green Day che inorridiscono solo quando il presidente americano è un repubblicano, a targhe alterne, Bono che…va beh, Bono è l’industrializzazione estrema dell’artista impegnato e buonista al servizio del sistema di comando, serve solo a confermare i dubbi su quelle organizzazioni di filantropi. E l’elenco sarebbe lungo, come la mia delusione. Forse l’unico rimasto credibile è Roger Waters, uno con le palle per criticare anche gli intoccabili, infatti spesso lo dipingono come complottista e paranoico”

” Oltre i quarant’anni diventi vecchio e ci sta cambiare idea” sentenziò col sorriso uno che finora era rimasto nelle retrovie, anche perché così poteva guardare il culo alla tipa e non la sua frangetta.

” Alla tua età avevo i parametri sportivi per definire la giovinezza e la vecchiaia. Fino a 25 giovane, a 30 maturo, a 35 da pensione, dai 40 da dentiera…Può essere quello che dici, ed anche il successo in un certo senso è calmierante, che se ci pensi è un assurdo, un controsenso, hai soldi e fama e potresti dire a fare quello che vuoi invece no, ti allinei per restare a galla e ingrossi le fila di quello che tira di più. Oggi sono in tanti ad essere talmente allineati che riesci solo a scorgere il primo della fila. Meglio, tra l’altro, così ne vedi uno solo. Oppure mentivano anche prima e lo facevano da furbi”

” Sei disilluso?”

“Un casino, però mi è servito per imparare che occorre dividere l’artista dal suo prodotto, il messaggio dal suo comportamento, la musica è totalizzante, noi dobbiamo discernere. Resta il fatto che fino agli anni Novanta le cose prodotte creavano comunque cultura, avevano dei contenuti, stimolavano pensatori e contestatori, ti formavi in tutti i sensi. Poi ovvio, hanno formato anche delle grandi teste di cazzo…

“Oh vecchio – no, cioè, vecchio è un modo di dire eh…- ti stai contraddicendo, prima ci dici che la vecchia musica era la più bella del Mondo e poi che quegli artisti ti hanno deluso…”

“Un percorso artistico completo quindi! Uno dei problemi è il diverso rapporto col periodo storico di riferimento, oggi si pensa di influenzarlo, di indirizzarlo, ma lo si subisce come un armadio che ti cade addosso mentre sei sdraiato sul letto, manca la curiosità, sia a scovare qualcosa nell’immediato per stupire, sia a rievocare dal passato, a prendere spunto, non si attinge e non si semina, è in atto un cesoiamento storico”

“Ma se adesso anche in Italia abbiamo finalmente una grande rock band…” replicò il ggiovane pensando di aver fatto scacco matto.

“Bravo, hai fatto proprio l’esempio giusto! A certi gruppi rock italiani i Maneskin non potrebbero neanche andare a pulire le chitarre o asciugare il sudore dalla fronte. L’elenco è lungo una cinquantina d’anni, ma a questi prezzolati addetti ai lavori il rock italiano è apparso adesso, come una folgorazione, tipo la Madonna a Brosio o della macelleria sociale ad un tecnocrate liberista”

“Però scusa, parli di musica, probabilmente ne saprai anche, ma ci butti sempre dentro collegamenti con la politica e roba simile…” e l’espressione corrugata non riuscì a celare il suo disorientamento.

“E’ proprio quello che vogliono, rendere la musica un monolite, un format, come dicono oggi, da utilizzare in Mp3 per andare a correre o per l’aperitivo in piscina, estraniando tutte le sfaccettature che rendono la musica una delle forme artistiche e culturali più complete. I ragazzi come voi devono staccarsi da queste matrici imposte, noi non lo abbiamo fatto, la mia generazione più si è tatuata più si è alienata. Siete ancora in tempo, ma dovete fare inversione adesso se no finirete nel burrone della lobotomizzazione. La musica può salvarvi. Ma la musica vera”

Ci sono cascato ancora

24 Nov

Dopo la pubblicazione di Andare oltre (il libro) mi ero ripromesso di tornare a scrivere di più qua sopra, e lo avevo promesso un po’ anche al blog – io e il blog abbiamo un rapporto un po’ così. E invece, niente: due articoli appena, e poi la matana per un mio vecchio pallino ha preso il sopravvento. Sono ripartito fra emozioni e fiaccatura, voglia di fare e (a volte) voglia di mandare tutti a cagare, entusiasmo (tanto) e avvilimento (solo quando penso al lavoro che devo ancora fare). Ecco, sull’avvilimento bisognerebbe chiedere qualcosa ad Ivan, che curerà ancora  l’impaginazione, perché a me risponde sempre con entusiasmo, ma ci vogliamo bene e quindi non mi dice tutta la verità.                                                        Sì, ci sono cascato ancora, perché alle origini non si comanda.

25/06/2017

25 Giu

Ci sono i miei genitori, artefici di quello che sono.

Ci sono delle altre persone, e qualcuna non c’è più, che mi hanno insegnato a gioire della vita.

C’è un nostro percorso, già avviato, che deve soddisfarci per il passato, appassionarci per il presente e stimolarci per il prosieguo.

Ci sono fra noi promesse più o meno silenziose, tutte condivise , anche quelle mai proferite, che necessitano di tutto il nostro impegno per essere mantenute.

Ci sei tu, emozione e ragione, serenità e passione, intuito e coscienza, che ti sei inserita in quello che mi mancava.

C’è la nostra intesa, che oramai si diverte a precederci.

C’è Luca, magnifico ogni giorno di più.

E poi, qui simbolicamente davanti a tutto, ci siamo noi tre.

Dieci sportivi per me non posson bastare

23 Ott

Sono di moda e mi stanno sul cazzo.
Forse proprio perché sono di moda, forse perché sono delle catene di S.Antonio, quindi un modo edulcorato di schedare e manovrare le persone.
Parlo delle nomination in voga su Facebook, pur nella nobiltà degli argomenti trattati (letteratura, cinema, sport).
Il dovere (e la voglia) di rispondere ad una lista in stile deluxe di Ime, mi hanno spinto ad allinearmi.
Non nomino nessuno (e ci mancherebbe) ma siccome il blog è mio le regole verranno un pò cambiate (il potere di chi non è stato eletto da nessuno).

Ayrton Senna da Silva
In lui sapevano convivere due fuoriclasse in perfetta simbiosi fra di loro: l’uomo ed il pilota.
Aveva qualità talmente adamantine che la genialità pareva aver scelto lui per fare bella mostra di sé nella sua forma più pura.
Nelle corse ha cambiato la percezione spazio-tempo.
Una delle poche persone per cui valga la pena essere tifosi.
(vedi anche http://shiatsu77.me/2014/08/28/oltre-il-mito-oltre-la-leggenda/).
Marco Van Basten
Certi giocatori quanto siano forti non lo capisci dai gol-capolavoro e/o decisivi o dalle giocate-monstre.
Basta guardarli effettuare un semplice retropassaggio.
Van Basten era il prototipo del giocatore perfetto ma senza rinunciare a quella magia che contraddistingue i geni.
Classe, cervello e muscoli (epici i suoi duelli con Vierchowod).
Una volta disse ad Ancelotti “Tu passami la palla, poi corri ad abbracciarmi”.
Tanto talentuoso quanto riservato, il cigno di Utrecht quando smise di giocare a causa della caviglia malconcia stava ancora migliorando, porca troia…
Karl Aurel Kohrsin al fantacalcio riuscì a vendermelo rotto, facendomi svenare.
Al cuor non si comanda.
Roberto Baggio
Ecumenico a sua insaputa, ha saputo unire tutte le tifoserie d’Italia (dote taumaturgica).
La natura gli ha fatto dono di una classe sopraffina (forse qualcosa di più) ed un carattere ed una tenacia d’oro, salvo farglieli pagare caro col dolore degli infortuni.
Baggio è stato più forte di tutto (dei suoi legamenti, di certi suoi allenatori, dell’età, dei pregiudizi e dell’invidia).
E’ stato il miglior giocatore italiano di sempre.
Qualcuno ha pure avuto il coraggio di discuterlo.
Perdonali, Robertobaggio.
Ruud Dil Gullit
Al Psv giocava attaccante, al Milan da seconda punta e sulla fascia, alla Samp ha fatto il centrocampista centrale ed infine al Chelsea il libero.
In mezzo a tanta ecletticità, treccine e spettacolo allo stato puro, trovava il tempo per castigare una pletora di donzelle.
In un derby con una sbega ravvicinata trafisse Zenga.
La rete della porta si sta ancora muovendo.
Era il 1988.
Alberto Tomba
Sbruffone, donnaiolo, cazzaro.
Subito a pensare ad un politico, eh?
Parlo invece di Alberto Tomba, che aveva una qualità in più:era geneticamente costruito (in un unico esemplare protetto da clonazione) per stupire sulle piste di tutto il Mondo.
Per lui (giustamente) l’Italia si fermava.
Grazie a lui tutti gli italiani sono diventati esperti di sci (esclusa Ivana Vaccari).
Il re dello sci e della disponibilità (per forza, è un vitellone emiliano).
Dei due fratelli lui è quello di successo, quello sfigato è Alex l’ariete.
Zdenek Zeman
In un dizionario illustrato la sua foto comparirebbe accanto alle parole
idea, coerenza, coraggio.
Refrattario al compromesso, è un antidoto alla noia e all’ipocrisia.
Chi lo ha detto che i grandi comunicatori devono essere loquaci?
La saggezza e la sincerità danno fastidio, per questo lo adoro.
(http://shiatsu77.me/2012/08/06/il-maestro-boemo/).
Motomondiale 2 tempi
Qui faccio il purista:le moto da corsa devono essere dei 2 tempi.
Più meccanica, zeru elettronica.
In quegli anni l’odore (profumo?) di miscela ed il rumore metallico che diventava un urlo lancinante facevano da colonna sonora a battaglie per uomini veri.
Prima di parlare di moto è obbligatorio conoscere quegli anni, please.
Christofer Roland Waddle e Gianluigi Lentini.
Impazzisco per le ali (meglio se vecchio stampo), i veri ribelli del calcio.
Ognuno ha le proprie manie.
Chi ama farsi 216 selfie al giorno, chi comunicare con le slides.
Qualcuno da giovane ha pure partecipato alla Ruota della Fortuna.
Non ho mai visto nessuno saltare l’uomo (anzi, gli uomini) con tanta facilità come Chris Waddle.
E’ l’esempio didascalico di cosa sia il dribbling (non fine a se stesso, lui puntava alla porta…): chiedere a Paolo Maldini.
In quell’andatura un pò insolente da cavallo pazzo con le chiome al vento c’era tutto Gigi Lentini.
Senza quel maledetto incidente di merda…
Italvolley ’90
Ai miei tempi girava ancora la fionda che la pallavolo fosse roba per le femmine.
Ovviamente una balla, tipo che la legge è uguale per tutti.
Quella squadra emanava un senso di potenza primordiale unendo l’estro dei latini ad un’organizzazione teutonica.
Rimpiango di non aver provato a giocare un pò seriamente (ho una battuta devastante).
Cristiano Doni
Ma come, un giustizialista come me?
Sì, perché aveva quintalate di talento senza essere un predestinato ed era un rappresentante dei fenomeni di provincia, quelli che riducono le distanze fra i protagonisti e gli amanti del pallone.
Prima mi ha emozionato, poi mi ha deluso.
Finale Usa-Croazia Olimpiadi 1992
In quegli anni mi stavo interessando al basket.
Poi abbandonai.
La stessa cosa che avrebbe dovuto fare con la politica un certo Matteo R.
Il rimpianto fu di non vedere la dissolta Jugoslavia giocarsela col Dream Team, ma in un parquet dieci cestisti così forti io non li ho mai più visti.
Dieci?
No, c’erano anche le panchine.
Micheal Johnson
Adoro gli sprinter, per me l’atletica sono loro.
Michel Johnson mi attirava per quello stile un po così che possedeva solo lui, col quale corroborava e condiva le sue tante vittorie (con record).
Quando mi alleno (o meglio, cerco di fare pari con quello che mangio e bevo) esibendomi nei miei proverbiali (bello vero) e prodigiosi (si dai) allunghi, inconsciamente mi viene da imitarlo.
Solo che io faccio pena.
Vincenzo Montella
Il sodalizio iniziò dopo aver visto un suo gol: una girata al volo di sinistro (pleonasmo) quando ancora indossava la maglia del Grifone.
Da allora ogni volta che l’Aeroplanino ha decollato, io volavo con lui (le hostess però non hanno mai premiato la mia fedeltà).
Giocate mai banali, poco aduso a gossip e velinate, è uno degli attaccanti più dotati della sua generazione (e non solo).
Potrebbe rompere il tabù che vuole come bravi allenatori solo gli ex-giocatori “di sostanza”.
Carlos Sainz
Ha vinto “solo” due Mondiali Rally, ma ho avuto conferma nella sua grandezza nelle sconfitte.
Quando aveva una macchina palesemente inferiore (diceva che preferiva essere apprezzato ed in armonia col team piuttosto che avere il mezzo migliore) o quando nel ’98 si ruppe la sua Toyota a pochi metri dall’arrivo impedendogli di vincere l’iride.
Pianse dalla delusione
Vinse ugualmente.
Zlatan Ibrahimovic
Nove volte su dieci quelli come lui non li sopporto.
Quando ancora ero un tifoso dovevo odiarlo, perchè lo temevo.
Come riesca a far convivere tanta grazia in quel fisico è insieme un mistero ed il suo stilema.
Il suo modo d’essere (fra tanti Playmobil) è un rifiuto all’omologazione in un mondo capziosamente individualista ed in realtà standardizzato.
Antonio Cairoli
Lo so, in tanti di voi non sapranno di chi stiamo parlando.
Un pò quello che accadde qualche anno fa ad un congresso di un partito quando Gianfranco Fini pronunciò la parola legalità.
Si è tatuato la frase “Velocita, fango e gloria”.
Sono tipi strani questi crossisti.
La sua superiorità sugli avversari è quasi irriverente, rende facili cose che decisamente non lo sono.
È gia una leggenda del suo sport, infatti in Italia è un semisconosciuto.
(http://shiatsu77.me/2013/09/20/minchia-che-roba/).
Alex Zanardi
Con lui il rischio di cadere nella retorica è alto.
È più alta la stima e l’ammirazione per l’uomo.
Anche il pilota non era male.
Tutte le squadre che hanno battuto la Juventus
Basta la parola.
Come il confetto Falqui.

Il Patto del Nazzareno prevede anche che possa aggiungere qualche nome spot: Stefan Everts (ha vinto dieci titoli mondiali di Motocross, ho detto dieci), Francesco Totti (è secondo solo a Baggio), Massimiliano Biaggi (quando vinceva non lo cagavo, l’ho apprezzato col tempo), Valentino Rossi (sempre tifato contro, ma certe cose erano notevoli anche per me), Nils Liedholm (sciao Liddas!), Gianmarco Pozzecco (un pazzoide), Manuel Rui César Costa (le sue verticalizzazioni ed i suoi assist erano meglio di un gol), Gabriel Omar Batistuta (con lui in campo si partiva perlomeno con l’1-0), il Torneo di Cola (perché era il Torno di Cola), qualche reminiscenza milanista (George Weah, Franklin Edmundo Rijkaard, Paolo Maldini e Franco Baresi), Miki Biasion (l’ultimo iridato italiano su macchina italiana nei Rally), Luca Cadalora (centauro fantastico), Carlo Mazzone (il calcio d’oggi non merita più uomini così), per finire con Oronzo Canà, Andrea Margheritoni e John Fashanu detto anche La Personcina (Peo Pericoli docet).
Lo so, ho esageratro.
Ma se mi venisse in mente qualcun’altro…

Cariolini nel tempo

23 Ago

Siamo nel 1985, un litro di benzina costa 1.328 lire, il tormentone estivo è dei Righeira con L’estate sta finendo e l’Hellas Verona di Osvaldo Bagnoli vince lo scudetto nel primo anno dei sorteggi integrali degli arbitri (coincidenze?).

A Castelnovo Monti il neonato quartiere Peep è un crocevia di sogni,speranze e tante famiglie, i cui bambini faranno nascere di lì a poco alcune storiche compagnie del paese, molte delle quali ancora unite come un tempo.
Ad un certo punto i “grandoni” (fino all’adolescenza due o tre anni di differenza sembrano un eternità) lanciano la moda dei cariolini:dei piccoli carri in legno con le ruote (o meglio, dei cuscinetti), non c’è il volante, si sterza coi piedi.
Le strade del quartiere -alcune asfaltate di fresco, altre ancora no- ne sono letteralmente invase.
Capendo il desiderio, un papà tanto ingegnoso quanto premuroso, decide di costruirne uno al proprio figlio facendo le cose in grande:telaio in ferro saldato, cuscinetti ricoperti di gomma,struttura in legno vitata al telaio, freno a cavo.
Così anche la mamma –di solito è lei la creativa- può stare (relativamente) tranquilla.
Perché è vero che tutti quei bimbi girano sulle strade aperte (oggi sarebbero azzannati dai Vigili urbani), ma il traffico è ancora sostenibile (qualche R5,alcune moderne Fiat Uno ed una Simca rigorosamente verde) ed al netto di qualche sbucciatura il gioco non ha mai procurato dei feriti.
Bellissimo lo scorcio di vedere venti bimbi o più scendere in fila ognuno col proprio cariolino.
Anche perchè non ce n’è uno uguale all’altro.
Un’altro aspetto che si è sedimentato nell’animo di chi quegli anni li ha vissuti è il rumore:continuo,un pò cupo, metallico per tutta la ferraglia che si scaricava sull’asfalto,ricorda in piccolo quello di un treno ed era la colonna sonora che accompagnava l’avventura.
Il rito si conclude con la risalita da valle a monte per una nuova sfida:i più scaltri si aiutano con una corda per amica, tutti gli altri senza,tanto a quell’età la parola fatica è sconosciuta.
Per molto tempo i pomeriggi al Peep si sono trascorsi così.
Questi ragazzini sono (anzi, siamo) stati gli antesignani di una moda che è scoppiata qualche decennio dopo, soprattutto grazie alle gare di Monchio e Migliara:chi le chiama carrettelle, chi semplicemente carretti.
Se però in queste manifestazioni prevale l’aspetto folkloristico o competitivo, nel quartiere l’obiettivo era divertirsi.
E basta.

Sono passati quasi trent’anni ed il nostro cariolino –usato e tenuto sempre con passione– è ancora lì, a conferma del geniale progetto.
Tramandare le usanze riempie di gioia, così ad essere sensibile al suo richiamo è oggi il nipote ma è quasi incredibile il fascino che può emanare un semplice cariolino se è vero che tutti quelli che lo vedono, grandi e piccini, rimangono conquistati da qualcosa che è più di un gioco, è un inno alla semplicità, un piacere senza tempo.
Basta una discesa ed il divertimento è assicurato.