Siamo nel 1985, un litro di benzina costa 1.328 lire, il tormentone estivo è dei Righeira con L’estate sta finendo e l’Hellas Verona di Osvaldo Bagnoli vince lo scudetto nel primo anno dei sorteggi integrali degli arbitri (coincidenze?).
A Castelnovo Monti il neonato quartiere Peep è un crocevia di sogni,speranze e tante famiglie, i cui bambini faranno nascere di lì a poco alcune storiche compagnie del paese, molte delle quali ancora unite come un tempo.
Ad un certo punto i “grandoni” (fino all’adolescenza due o tre anni di differenza sembrano un eternità) lanciano la moda dei cariolini:dei piccoli carri in legno con le ruote (o meglio, dei cuscinetti), non c’è il volante, si sterza coi piedi.
Le strade del quartiere -alcune asfaltate di fresco, altre ancora no- ne sono letteralmente invase.
Capendo il desiderio, un papà tanto ingegnoso quanto premuroso, decide di costruirne uno al proprio figlio facendo le cose in grande:telaio in ferro saldato, cuscinetti ricoperti di gomma,struttura in legno vitata al telaio, freno a cavo.
Così anche la mamma –di solito è lei la creativa- può stare (relativamente) tranquilla.
Perché è vero che tutti quei bimbi girano sulle strade aperte (oggi sarebbero azzannati dai Vigili urbani), ma il traffico è ancora sostenibile (qualche R5,alcune moderne Fiat Uno ed una Simca rigorosamente verde) ed al netto di qualche sbucciatura il gioco non ha mai procurato dei feriti.
Bellissimo lo scorcio di vedere venti bimbi o più scendere in fila ognuno col proprio cariolino.
Anche perchè non ce n’è uno uguale all’altro.
Un’altro aspetto che si è sedimentato nell’animo di chi quegli anni li ha vissuti è il rumore:continuo,un pò cupo, metallico per tutta la ferraglia che si scaricava sull’asfalto,ricorda in piccolo quello di un treno ed era la colonna sonora che accompagnava l’avventura.
Il rito si conclude con la risalita da valle a monte per una nuova sfida:i più scaltri si aiutano con una corda per amica, tutti gli altri senza,tanto a quell’età la parola fatica è sconosciuta.
Per molto tempo i pomeriggi al Peep si sono trascorsi così.
Questi ragazzini sono (anzi, siamo) stati gli antesignani di una moda che è scoppiata qualche decennio dopo, soprattutto grazie alle gare di Monchio e Migliara:chi le chiama carrettelle, chi semplicemente carretti.
Se però in queste manifestazioni prevale l’aspetto folkloristico o competitivo, nel quartiere l’obiettivo era divertirsi.
E basta.
Sono passati quasi trent’anni ed il nostro cariolino –usato e tenuto sempre con passione– è ancora lì, a conferma del geniale progetto.
Tramandare le usanze riempie di gioia, così ad essere sensibile al suo richiamo è oggi il nipote ma è quasi incredibile il fascino che può emanare un semplice cariolino se è vero che tutti quelli che lo vedono, grandi e piccini, rimangono conquistati da qualcosa che è più di un gioco, è un inno alla semplicità, un piacere senza tempo.
Basta una discesa ed il divertimento è assicurato.
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