Archivio | agosto, 2012

Fermate quella Corsa

17 Ago

Questo è un appello disperato – ai Carabinieri, alle forze di Polizia ed anche al Presidente della Repubblica (lo chiamano continuamente tanti privati cittadini…) – che può capire solo chi percorre la SS 63 da Reggio Emilia in direzione Castelnovo nè Monti verso le 18,00.
Quando cioè il nastro d’asfalto accoglie una Oper Corsa grigia vecchio modello targata BJ268SS.

Non sempre è facile scorgerla, dipende dalla posizione che si ha nella fila (in media arriva a 40 auto ma certe sere si fa meglio).
Chi vi dice che viaggiare in compagnia è piacevole non si riferiva a questa situazione o comunque non lo faceva a delle velocità da ciclomotore (strozzato).
Non siate prevenuti pensando al solito anziano col cappello, qui al volante siede una simpatica signora magrebina.
E’ ancora da chiarire se l’hijab in testa venga indossata per motivi religiosi o per proteggere i capelli dai vortici d’aria nell’abitacolo prodotti dalla folle velocità.
Che si tratti di un asso del volante lo si intuisce dalla posizione di guida: sedile infossato (o forse è solo bassa lei?), busto ricurvo in avanti staccato dallo schienale (la concentrazione deve essere massima nella guida al limite), sguardo vitreo perso nel vuoto (un pilota pensa sempre alla traiettoria della curva successiva).
Lo stile è quanto di meglio si sia visto negli ultimi anni: un mix fra la costanza di rendimento di Alonso (i 40 km/h nel dritto, i 35 km/h in curva, sempre), la cattiveria di Hamilton (è rigorosamente in mezzo alla strada per evitare di essere sorpassata), la freddezza di Schumacher (è refrattaria a qualsiasi stimolo esterno tipo i colpi di clacson, le abbagliate, gli insulti che oltrepassano gli abitacoli, i gesti da camionista che le vengono rivolti).

In queste file chilometriche – tanta è l’incazzatura dei poveri malcapitati – sono stati rilevati dei picchi di radiazioni superiori a quelli di Fukushima.
Una società indipendente di sondaggi (la stessa che ha dato il PD vincitore delle prossime elezioni, dunque molto affidabile) ha certificato – fra gli automobilisti coinvolti – un abuso di psicofarmaci, un aumento delle percosse al coniuge e financo un’impennata di atti di violenza sessuale sui propri animali domestici.
Anche la Chiesa è seriamente preoccupata.
La Conferenza Episcopale Italiana ha purtroppo certificato la nascita – solo negli ultimi 6 mesi – di 436 nuove bestemmie (tutte coperte da brevetto).
I più evoluti hanno iniziato a proferire le loro gratitudini in arabo con il rischio di una crisi diplomatica con il Nord Africa.
Come si evince il problema è serio e spero di aver offerto un quadro preciso affinchè venga risolto in maniera definitiva.

Anche se qualche maligno – i dietrologi sono come il prezzemolo – ha pure insinuato che in realtà l’auto in questione sia un’evoluzione 2.0 del Tutor:un’invenzione machiavellica per indurre l’automobilista a commettere dei reati.
Oh cazzo, forse gli ho dato un’idea davvero…

Il Maestro boemo

6 Ago

“All’ombra dell’ultimo sole, s’era assopito un pescatore e aveva un solco lungo il viso, come una specie di sorriso”.
Il pescatore è boemo, sbarcato a Palermo per poi girare tutta l’Italia – e non solo – come un apolide.
All’anagrafe fa Zdenek Zeman.

Ammiro quest’uomo dalla 1^ giornata del campionato 1991/92.
Il suo Foggia esordisce in A a S.Siro contro l’Inter di Corrado Orrico (quella del WM, dei tanti proclami, sappiamo come è finita…) e pareggia 1-1 giocando in modo sfrontato, irriverente, spettacolare.
Non fu un caso, sarà sempre così.
E per questo – e non solo – che Zeman o lo ami o lo odi: una delle tanti costanti di tutta la sua carriera.
Il boemo è un’antidoto contro il compromesso, contro l’ipocrisia, contro la noia.
In un dizionario illustrato la sua foto comparirebbe accanto alle parole idea, coerenza, coraggio.
Legatissimo ai propri ideali che tante volte lo han fatto soffrire nella carriera, ma senza i quali non sarebbe se stesso.

Bello veder giocare le sue squadre ma anche sentirlo parlare.
Concetti in formato bignami (Zdenek centellina le parole) ma con dei contenuti filosofici, semplici e lineari per questo invisi a tanti, preceduti da quella tipica espressione della bocca che lascia presagire qualcosa di buono.
Il “Io faccio calcio, Moggi no” è la sintesi di tutto questo.
Il passo del Vangelo “Si si, no no, il di più vien dal maligno” esprime bene il suo essere.
Una cosa è giusta o sbagliata, lecita o vietata.
Come tutte le cose impermeabili alla razionalità Zeman riesce a dividere anche sui fatti tangibili, misurabili.
Non ha mai vinto niente, è la litalia dei suoi detrattori.
Come se salvare più volte il Foggia (l’ultimo anno con una squadra imbarazzante), sfornare – anzi inventare – un paio di campioni all’anno, salvare il Lecce (dove sulla fascia giocava Erminio Rullo…) e far promuovere il Pescara in A fossero delle imprese meno epiche.
Solo chi vince può parlare?Per la cronaca lo scudetto in Italia lo hanno vinto anche Ottavio Bianchi ed Albertino Bigon…
Dopo ogni intossicata dal Dio pallone (frequenti come le crisi delle Borse) la gente riscopre Zemanlandia, si ri-stupisce dei gradoni (“I miei metodi non hanno mai ammazzato nessuno”, “C’è della gente che va a correre gratis”), sorride sulle troppe sigarette fumate.
Ma come dice lui “Faccio lo stesso tipo di gioco da 30 anni…”
Troppo avanti agli esordi, troppo avanti ancora oggi in un mondo – quello del calcio – che è uno specchio della società all’ennesima potenza.
Dato che non sarà mai il suo tempo noi siamo con lui.

Piccole stelle senza campo

1 Ago

Come sono lontani i tempi in cui chi veniva beccato in castagna si vergognava, spariva,  aveva il buon gusto di tacere, di non farsi più vedere e pagava in silenzio le proprie colpe. Durante tangentopoli qualche politico dalla vergogna si è tolto la vita.
Poi è arrivato qualcuno(Craxi Benedetto detto Bettino) ed ha mutato il rapporto reato-indagato con lo storico “Tanto rubiamo tutti” – come se commettere un reato in molti, che ne so uno stupro, ne attenui la gravità – dopo si è giunti al teorema delle persecuzioni (“Ce l’hanno con me”), all’alibi di un altro reato (“Si sono colpevole ma non ho mica ammazzato nessuno”) per evolversi fino allo scajolano “A mia insaputa”. Anche se qui siamo passati all’avanspettacolo.
Prendiamo il caso della Juventus, presa con le mani nella marmellata grazie alle solite intercettazioni su dei fatti che erano chiari anche agli occhi di un bambino.E’ stata punita, si è disinfestata da certi dirigenti – almeno ufficialmente – è ripartita e dopo qualche anno di magra ha messo in piedi una gran squadra (temo che rimarrà ai vertici per un pò) ed ha rivinto.
Ed ecco che come una lima sorda il suo Presidente, continua a baccagliare sulla storia dei 30 scudetti sul campo e della terza stella, unito – già che c’era – ad un vittimismo ancestrale sfidando e calpestando a suon di sofismi la Legge, il buon senso ed il buopn gusto.
Un pò come se Ben Johnson avesse continuato a dire che l’oro di Seoul nell’88 sui 100 metri era suo perchè in pista arrivò davanti a tutti. Poi che fosse un’attimo dopato sono quisquiglie.Parimenti, la Juve in campo fa effettivamente vinto, ma che le partite fossero un pò pilotate e/o indirizzate al puntuale Andrea Agnelli non interessa.
Possiamo comprendere che essere stato scalzato dai fratelli Elkan per l’eredità della famiglia Agnelli abbia disturbato il preciso Andrea, in una corsa tra ram-polli che delinea il livello dell’aristocrazia italiana.
Ma questo suo integralismo mediatico- un mix tra Mughini e Idris per rimanere fra i tifosi più equilibrati della Vecchia Signora – credo vada a discapito proprio dei tanti supporter della Juve, che iniziano fortunatamente a storcere il naso dinanzi ai deliri del Presidente.
Mendel per le sue teorie sui caratteri dominanti si era avvalso dei piselli, noi per capire quelle sugli scudetti revocati ci affidiamo ad Andrea Agnelli.