Da tempo non mi tuffavo a capofitto in un album come ho fatto (e sto facendo) con l’ultimo lavoro di Max Gazzè, intitolato Sotto Casa.
L’omonimo singolo presentato nella kermesse sanremese è un’autentico colpo di genio, una provocazione tanto orecchiabile quanto profonda.
Riesce a far convivere sotto lo stesso tetto le scudisciate (ai dogmi e agli integralismi) e l’apertura mentale al diverso.
Un pezzo destinato a lasciare un segno indelebile.
E’ indubbiamente un album molto Max Gazzè.
Chi si aspetta delle evoluzioni stilistiche o dei trasformismi (spesso fini a se stessi) resterà forse deluso, ma è la dimostrazione che quando c’è la qualità non è obbligatorio ricorrere (spesso è un alibi) al cambiamento, che di frequente fa rima con straniamento.
In più, tutti i lavori del cantautore romano trasudano personalità e sono densi di originalità intrinseca.
Le sonorità risulteranno abituali a chi ha già ascoltato Gazzè e piacevolmente coinvolgenti per i neofiti.
Si parla di amore – quindi di gelosia, di rimpianti e di serenità – ma anche del nostro tempo e della spiritualità in varie declinazioni.
Oltre alla hit Sotto casa da citare anche i pezzi E tu vai via e La mia libertà, anche se stilare una classifica diventa arduo, essendo il termine pezzo riempidisco sconosciuto dal vocabolario dell’artista romano.
Qualsiasi altro cantante con la sua estensione vocale (modesta) e con una zeppa (vocale) indossata con orgoglio sarebbe improponibile.
Spontaneamente alternativo, per vocazione più che per scelta, Max Gazzè incarna quella categoria di artisti in cui il talento (purissimo) non è direttamente proporzionale al successo.
Raffinato, senza sconfinare nell’élitario , di questo artista prima ammaliano le sonorità (Max è anche un’ottimo bassista), poi stuzzica nutrirsi dei suoi testi, che etichettare come poesie non è affatto un delitto.
Come tutti i cavalli di razza è difficilmente catalogabile (alternative rock,musica d’autore,pop rock?).
Rappresenta l’ultima generazione dei talentuosi pre-Reality, quindi prima dell’avvento dei virtuosi dell’ugola, delgli urlatori ad ogni costo, delle voci strozzate da simil-gargarismi.
In più l’artista romano le canzoni se le scrive da solo (anzi, in un sodalizio col fratello Francesco).
E la differenza non è da poco.
Il suo aspetto e la sua prossemica sembrano sinceri a comunicarci che il baffuto cantautore viva e stia proprio bene in un suo mondo parallelo, non distante dal nostro ma sempre parallelo e dopo i concerti, le interviste e le esibizioni abbia voglia di tornarci.
Ascoltandolo dal vivo tracima rock più di quanto non traspaia dagli album, come se la sala d’incisione produca in lui un effetto edulcorante alla carica adrenalinica.
A 46 anni pare non aver ancora raggiunto il suo parossismo (e noi siamo contenti).
Sempre un grande, Max Gazzè.
A noi, che l’abbiamo sempre amato, fa una rabbia che solo ora si accorgano della grandezza di Max!
E’ il solito problema:in Italia hanno più successo i Modà i Tiziano Ferro e i frequentatori dei reality.Se li ascoltino loro quel merdaio!