La riservatezza rientra fra quei concetti ai quali non si può applicare un sistema metrico.
I personaggi che scopriremo tra poco però vanno ben oltre il revisionismo.
Bulli & balle
Danno il meglio di sé nei luoghi pubblici: a bordo di una piscina, davanti ad un tapis roulant in palestra (che frequentano esclusivamente per sganassare) o appoggiati al bancone di un bar (che frequentano anche per sganassare).
Sono dei succedanei di Artur Fonzarelli, delle versioni sbiadite di personaggi caricaturali come Oscar Pettinari, il Verdone di Troppo Forte.
L’archetipo di questi bulletti del Terzo millennio è un quarantenne/cinquantenne perennemente affascinato da se stesso.
Esigono pubblico, in cambio raccontano vita, morte, miracoli, cose vere (e false) di se stessi e di chi gli sta (sventuratamente) accanto: le proprie malattie veneree, le loro traversie matrimoniali (ovviamente sparando merda sulla moglie), la durata (al centesimo di secondo) del loro ultimo rapporto sessuale, i problemi dei figli (vorrei anche vedere), le loro pendenze giudiziarie, i loro progetti imprenditoriali assolutamente irrealizzabili, le loro scopate gratis assolutamente irrealizzabili e le loro scopate a pagamento (che realizzano di frequente).
Nei loro racconti spesso il convitato di pietra è un ignara partner (magari alle prime uscite) di cui tre quarti della città conosce ormai anche le pieghe della pelle (e non solo).
Se le persone normali proteggono i propri cari, loro li proiettano vivisezionati in pasto ad un pubblico ululante.
La mia nonna paterna, che purtroppo non ho mai conosciuto, soleva dire che “Certuni fanno ridere di fuori e piangere in casa”.
Che pezza!
Forse queste poche righe non saranno sufficienti a preservarvi dalla loro molestia, ma è un tentativo che dobbiamo fare.
Non chiedetegli mai “Come stai?”, finireste nelle loro fauci tout court.
Anche perché da un innocente quanto banale “Hai sentito che caldo oggi…” questi pezz-man hanno la capacità non comune di partire ad enunciarvi le loro peripezie.
Ed in questo processo morboso vogliono evangelizzare tutti per farli partecipare alle loro sfighe.
Effettivamente gliene capitano di tutti i colori: vi racconteranno dei malanni (con annessi ricoveri, esami, interventi sbagliati, medicine e convalescenza) dei parenti fino al quarto grado, delle angherie subite negli uffici pubblici e della nuova causa civile col vicino.
Perché loro sono sempre in causa con qualcuno.
Pezza multitasking: questo particolare della loro scheda tecnica – apparentemente insignificante – è in realtà il tratto distintivo che li fa assurgere a fuoriclasse della categoria.
Il loro microchip può gestire una quantità di argomenti che tende a + infinito.
Anzi, spesso per ipnotizzare la vittima volutamente iniziano – senza terminarli – una mezza dozzina di concetti e postulati.
Stranamente con dei genitori così il figlio ha una vita sociale paragonabile a quella di un Murray Bozinsky (però in versione autistica).
Se dalle loro labbra sentite enunciare un “Ti racconto questa poi vado…” sappiate che siete solo all’inizio dei gironi danteschi dell’Inferno.
Non soddisfatti delle loro geremiadi amano suggellare la loro performance con una pignatta di cazzi degli altri.
Speteguless
Avere un amico (ma molto più spesso un’amica) così rientra fra gli anatemi.
Sono dei recipienti coi buchi di confidenze, mossi da evidenti pulsioni freudiane.
Impossibile non pensare a Maledette malelingue di Ivan Graziani.
Se la notizia non va da loro, loro vanno dalla notizia in un’ossessiva corsa ai cazzi degli altri.
Non esiste una situazione propedeutica a stimolare la loro voglia di critica livida e feroce: facendo loro il motto “Ogni notizia (e relativa spettegolata) lasciata è persa”, sono perennemente con le orecchie dritte e la lingua biforcuta pronta a spruzzare il suo veleno fatto da chi non riesce a farsi i cazzi suoi (cit.).
Confidarsi con loro garantisce la stessa riservatezza di una notizia annunciata al telegiornale.
Quando iniziano a sparlare entrano in una trance agonistica: tale è la libido, tanto il livore emanato, che il loro dirimpettaio potrebbe essere tranquillamente il fratello della vittima senza che loro fermino la loro furia.
E’ uno sporco lavoro e loro sono ben contenti di farlo.
Anzi, trasformare una passione in un’attività è un traguardo tanto ambizioso quanto stimolante.
Denigrare in gruppo (magari con le loro simili) è una fantasia neanche tanto proibita: nella fattispecie il viso diventa rutilante, gli occhi brillano di una luce propria, gli acidi commenti ed il sistema endocrino si alimentano reciprocamente.
Provate voi a fare un commento su di loro, e vedrete…
Confessioni di quarto grado
Tra un approccio cattolico ed uno protestante al tema della confessione le signore di questa categoria (sì, sono quasi tutte donne) hanno scelto una terza strada.
E soprattutto un confessore “anomalo”: un commesso, un impiegato postale, un infermiere.
Cercano subito feeling: già al primo incontro sciorinano il calendario degli ultimi 24 mesi sul loro ciclo mestruale con annesso un flussometro ad istogrammi.
Raccontano – a quello che a tutti gli effetti è un perfetto estraneo – questioni di cui non parlano nemmeno col marito o con una sorella (ma forse perché non vengono più ascoltate).
“Sai, col rapporto che c’è tra di noi…” è un mantra usato capziosamente per soverchiare le delicate regole delle relazioni interpersonali.
Nessuno – per pudore ma soprattutto per obblighi professionali – che le dica “Perché,che rapporto c’è tra di noi?”
Vogliono far credere che l’involontario depositario dei loro segreti sia unico: un predestinato a cui il Signore ha riservato l’onore di ascoltare la pettegola smarrita.
Non è vero: il fruttivendolo del negozio di fronte conosce altrettante vicende, se non di più (alcune verdure, con quelle forme un po’ così, solleticano racconti bollenti).
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