L’uomo si differenzia dagli animali soprattutto per due ragioni, tra loro quasi in antitesi: ovvero per la capacità di ridere ma anche per essere l’unico essere vivente a sapere – praticamente da subito – che presto o tardi morirà.
Non deve stupire se per accettare questa ed altre situazioni – o anche solo per lenire l’ansia che procurano – il genere umano sia andato a caccia di soluzioni diciamo così metafisiche.
Peccato che si sia sempre accontentato delle religioni, che della spiritualità e della fede non sono altro che strumenti di controllo.
Anche al giorno d’oggi scindere questi concetti e non passare da profani ha del miracoloso.
L’esigenza di trascendere infatti annovera pure la filosofia (in varie declinazioni) ma anche tante forme di solipsismo e financo il materialismo.
Non di rado diversi musicisti hanno deciso di inserire nello spartito l’elevazione dello spirito.
I Baustelle non sembrano aver mai fatto in vita loro i chierichetti.
Andarsene così è infatti scritta da un ateo marxista de facto filosofo, segno che l’esplorazione dell’anima e di quello che gli sta intorno non è un esclusiva delle religioni.
Il pezzo è un ambizioso tentativo di elevarsi e comprendere mondi differenti “Amare come Dio/usarne le parole”, cercare la genesi di certi meccanismi “Non è impossibile pensare un altro mondo/Durante notti di paura e di dolore” fra sogno,utopia “Sarebbe splendido/amare veramente/riuscire a farcela/e non pentirsi mai” ed un briciolo d’utilitarismo “Sarebbe comodo/andarsene così”.
Sul finire degli anni Ottanta le atmosfere erano piuttosto refrattarie alla meditazione, ma Franco Battiato ed i CCCP hanno regalato queste due gemme che si sono aggiunte alla loro folta collezione.
I CCCP erano precursori e geniali quindi anacronistici e decontestualizzati.
In Svegliami Giovanni Lindo Ferretti ha delle contorsioni intime causate da crisi di valori e perdita di punti di riferimento (“Intanto Paolo VI non c’è più/E’ morto Berlinguer”) e con le sue mitragliate lancia una spietata invettiva (“Sezionatori d’anime giocano con il bisturi/maggioranze boriose cercano furbi e stupidi…”) rivestendo le parole di filosofia adamantina (“Qualcuno il pre/qualcuno il post senza essere mai stato niente” e “Cerco le qualità che non rendono/in questa razza umana/che adora gli orologi/e non conosce il tempo”) con la Natura che sembra voglia parteciparvi attivamente (“Ha conati di vomito la Terra/e si stravolge il cielo con le stelle”)
Un evidente nichilismo (“E non c’è modo di fuggire mai”, “Vorei morire ora”) è in realtà superato nello stesso istante in cui si alza un grido di aiuto e celebrazione a qualcosa di superiore (una divinità, una persona, un feticcio,l’aldilà).
Lo scorcio è lo stesso – il secolo oramai alla fine saturo di parassiti senza dignità (cit.) – ma la sensazione passando all’ascolto di E ti vengo a cercare di Franco Battiato è quella di un uomo innamorato.
Della fede.
L’inquietudine lascia il posto ad una serenità d’animo che lo rende impermeabile a questa suburra di società che vieppiù fortifica il bisogno di incontrare Dio in un rapporto mistico.
Se qualche anno prima il maestro del Maestro insegnò com’è difficile trovare l’alba dentro l’imbrunire (Prospettiva Nevsky), è probabile che il Battio in quel periodo abbia sciolto la matassa della propria anima.
Come dice il mio amico Ime, l’ispirazione di un artista è figlia dell’insoddisfazione, di qualcosa che non ti va e che vorresti cambiare, di un vuoto da riempire.
Comporre questo capolavoro in una condizione di pace interiore dà la misura dell’artista.
Luca Carboni nella famosa Silvia lo sai parlava di “Un Dio cattivo e noioso/preso andando a dottrina/come un arbitro severo fischiava tutti i perché?”.
Faceva parte dello stesso album anche Caro Gesù, una canzone in apparenza leggera e poco impegnata come spesso (troppo) è stato dipinto l’artista bolognese.
Nel brano Carboni sembra smettere i panni del cantautore per indossare quelli della persona comune che dialoga con chi sulla Terra c’è stato e può capire certe problematiche (la casa, ad esempio…)
La filosofia si fa più spiccia ma non meno incisiva:tutta la quotidianità deve avere la benedizione del Dio denaro, sempre.
Quindi?
“Oh no i soldi lo so non danno la felicità/immagina però come può stare chi non li ha/oh no da soli lo so da soli no no no” più che un ritornello è uno schiaffo all’ipocrisia.
Su Radio Maria sarà passata questa canzone?
Anche Ligabue, parafrasando lo stesso cantautore, ha avuto un pò di traffico nell’anima e nella sua Hai un momento Dio ha stilato (da bravo ragioniere) l’ordine delle domande da porre al Signore.
Il dubbio che più lo attanagliava era sapere chi avrebbe acquistato la sua cara Inter.
Siamo infatti nel 1995 e il Presidente nerazzurro Ernesto Pellegrini avrebbe, di lì a poco, ceduto il timone a Massimo Moratti.
Adesso, questi passaggi interiori non sono mica semplici o indolori, richiedono anche anni prima che venga scavata la galleria giusta che faccia liberare le elaborazioni di una vita, e lui per cosa sente il bisogno di parlare con Dio?
Per la Presidenza dell’Inter.
Solo dopo vengono le più ortodosse ed inflazionate “dove mi porti” e “soprattutto perché?”.
Poi condisce il tutto con la solita salsa vittimista “Se rompo pago per tre” , “No perchè sono qua insomma ci sarei anch’io”, anche se molto umilmente afferma “Perché ho qualche cosa in cui credere perché non riesco mica a ricordare bene che cos’è”.
A cui non è facile rispondere.
E rispondersi.
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