Dunque sono arrivati a dire che quattro teppistelli figli di papà non rovineranno la festa e che è stato evitato il peggio.
E certo, poteva andar peggio, potevamo morire (cit.).
Vallo però a spiegare a quello a cui hanno bruciato l’auto, che magari era stata acquistata a rate e che sempre magari gli serviva per andare al lavoro in una località, ancora magari, non raggiungibile coi mezzi pubblici.
Prendendo per buone queste farneticanti dichiarazioni, delle due l’una: o il sistema d’ordine era perlomeno inadeguato (lo sapevano anche le poltrone Poang che ci sarebbero stati disordini, visto gli annunci Urbi et Orbi) oppure che li abbiano lasciati agire indisturbati.
O forse tutte e due, suggerisce qualcuno (si stanno riproducendo a vista d’occhio questi disfattisti).
I presunti contestatori – certamente teppisti – hanno compiuto gesti vili ed inaccettabili, finendo per divenire complementari a quel potere che sostengono di combattere, ergo rafforzandolo.
Ecco, capire poi se l’iniziativa sia tutta farina del loro sacco o se – come accade dalla notte dei tempi in Italia quando la protesta si sposta in piazza – siano stati manipolati a dovere è un altro discorso.
Così, a naso, se dovessi scommettere soquanti Euro -dopo una lunga meditazione e facendo ricorso anche al pendolino di Maurizio Mosca – credo che opterei per la seconda ipotesi, senza scomodare la teoria dei centri concentrici di Corrado Guerzoni.
In Italia vengono menati (“Con più gusto” aggiunge amaramente il Marti) gli operai, i precari, gli esodati, gli studenti (meglio se figli di operai, precari ed esodati) e nel dubbio chiunque abbia qualcosa da manifestare pacificamente (ndo cojo cojo).
Invece con gli spacciatori, gli stupratori, i pedofili, i maltrattatori dei minori e delle donne, coi ladri d’appartamento e coi violenti in genere (categoria alla quale appartengono i vandali di Milano) si applica volentieri il protocollo gandhiano chiedendo financo alle vittime di porgere pure l’altra chiappa.
Ma questi antagonisti della mutua sono responsabili anche di un altro tipo di violenza, meno palpabile ma altrettanto pericolosa perché subdola: aver isolato i veri dissidenti del Pensiero Unico ed essere stati i carpentieri che hanno cementato l’assioma “Chi si oppone all’Expo è un Black Block”.
Una mini-strategia della tensione, che non deve scalfire il giudizio sull’Expo.
Cioè esattamente quello che affermò il Rag. Ugo Fantozzi in riferimento alla Corazzata Kotiomkin (io non mi aspetto però i 92 minuti di applausi).
Si sentiva proprio il bisogno di togliere un pò di verde alla città di Milano che notoriamente ne ha parecchio e di profanare ancora la sua vituperata urbanistica.
Come anche di costruire una bella cattedrale nel deserto decontestualizzata da tutto, che finito l’evento avrà la stessa utilità di un fantasista negli schemi di Sacchi.
Cemento forever!
Anche perché queste “grandi opere” non attirano assolutamente tangenti e non sono un ricettacolo del malaffare.
Ci sono più indagati che addetti ai lavori.
Di “grandi” ci sono solo i reati.
Beh, il tema è ambizioso, si dirà: nutrire il pianeta.
Non male come supercazzola, anche se ultimamente c’è chi fa meglio.
Coi 100 milioni che spenderanno (tangente più, spreco meno) non era meglio provare a difendere e valorizzare commercialmente le nostre eccellenze alimentari?
Un nome su tutti:il Parmigiano Reggiano.
Come tutta la nostra produzione agricola.
Ancora, non era il caso di difendere realmente i paesi più poveri dalle politiche turbo-liberiste delle multinazionali? (Mauro Pigozzi docet).
Invece con una mano li hanno inviati e con l’altra poi li strozzano.
Ma che gentili…
Non era meglio fare una bella campagna per dire chiaramente alla gente che stiamo mangiando della gran merda e che ci stiamo uccidendo da soli?
Non era meglio incentivare chi quella merda cerca di non usarla?
Siete sicuri che agli sponsor (noti gigli di campo) interessi “garantire cibo sano, sicuro e sufficiente per tutti i popoli, nel rispetto del Pianeta e dei suoi equilibri”? (sic.).
Uno slogan che ha più o meno la stessa valenza del “La legge è uguale per tutti”.
Il cibo è una cosa seria, non un’arma dell’Ufficio Marketing per ingrassare i soliti manigoldi.
L’Italia se avesse un piano serio, ambizioso e lungimirante sull’agro-alimentare risolverebbe tanti dei suoi problemi.
Ma vuoi fare un dispetto all’industria internazionale adorante il nuovo monoteismo della Globalizzazione?
Eh no, guai!
Per favore, le carnevalate facciamole nel periodo dell’anno dedicato.
Ma in parecchi sono nati per essere dei servi.
Peccato che col loro atteggiamento rendano tutti schiavi.
In più di un caso si tratta di persone affette da un evidente bipolarismo: nei giorni pari sostengono strenuamente il biologico, si battono indefessi per la raccolta differenziata, si organizzano nello spontaneismo dei Gruppi di Acquisto Solidali; mentre in quelli dispari e nei festivi si infilano la maglia del tifoso dell’Expo e spingono i figli con le rispettive scolaresche ad ammirare questo spettacolo irripetibile.
Trepidanti per il count down, emotivamente toccati dai ritardi dei lavori più che per quelli della compagna, acriticamente ripetono la giaculatoria della “Vetrina per l’Italia, straordinaria opportunità, pim pum pera e bla bla bla”
Per la serie:come rendere l’Expo una sublimazione dell’italianità.
Quasi sempre coincidono con quei tizi che ammaestrati a dovere affibbiano l’epiteto “gufi” a tutti quelli che osano provare a ragionare con la propria testa.
Simbolismo animale per simbolismo animale, loro ricordano molto i pappagalli e le pecore.
Pungolati a dovere riescono a reagire – nel loro parossismo- con un indomito “Ma a voi non piace proprio nulla?”
Purtroppo per loro ce ne sono a bizzeffe di cose che ci piacciono.
Sono più dubbioso invece su cosa ancora riesca a fare incazzare loro.
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