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Liberismo cosa?Liberista chi?

11 Ago

Spesso assomigliamo a quel cielo che promette tempesta e diluvi ma che arriva a partorire a malapena un’innocua pioggerellina.
Passiamo dall’indignazione alla timida protesta (o alla fievole reazione) peraltro tardivamente, sovente quando i buoi non solo sono già scappati ma anche difficilmente rintracciabili.
Lo facciamo quando il torto è palese, conclamato e consacrato o quando hanno toccato il nostro orticello, mentre se depredano quello del vicino, beh, dispiace, certo, ma sono poi affari suoi.
La vecchia storiella dei pochi uomini organizzati che riescono a comandare i tanti disorganizzati andrebbe riletta ogni tanto la sera prima di addormentarsi.
Il potere non la legge, perché la conosce a memoria e su queste debolezze ha imperniato le proprie fondamenta.
Quando si combatte ed in gioco c’è la sopravvivenza sarebbe d’uopo conoscere il nemico, diversamente è come menare dei fendenti a caso in aria mentre il tuo dirimpettaio ti fa arrivare delle chirurgiche sciabolate nei punti vitali.
Ogni epoca ha il suo fascismo, scriveva Primo Levi.
Bisognerebbe però individuarlo.
E non ex post.
Pier Paolo Pasolini invece parlava degli archeologici antifascisti, di quelli cioè che fingono di combattere un fascismo che non c’è più perché non riescono (né vogliono) combattere quello in essere.

E meno male che si inizia a parlare di liberismo e a metterlo sul banco degli imputati (invero mai abbastanza), ma se l’interlocutore non conosce il termine chissà a quali viaggi mentali si aggrappa e per un complicato meccanismo cerca altri colpevoli, magari proprio quelli che gli ha suggerito la fedifraga dottrina liberista.
Ricordate quando in qualche racconto si narrava di grigie città, cupe come le fabbriche che nascevano dalla sera alla mattina, coi fiumi che iniziavano la loro metamorfosi del colore e si respirava nell’aria l’acre odore del carbone, coi bimbi ficcati nelle canne fumarie e costretti a lavori pesantissimi in turni massacranti, dove chi si ammalava al lavoro perdeva il posto, dove il padrone della fabbrica era il padrone di tutto, macchinari e vite senza soluzione di continuità, dove nella società chi aveva la fabbrica e produceva poteva fare quel cazzo che gli pareva.
Erano i tempi in cui si era partorita l’idea che il mercato dovesse avere la precedenza su tutto, perché il mercato è giusto, il mercato si auto-regola, il mercato è la soluzione migliore per tutti.
Ricordate?
Senz’altro, forse qualche tempo fa eravamo più sensibili, comunque sia, erano i tempi successivi alla rivoluzione industriale, metà Ottocento, primi Nocevento e le nuove teorie economiche che sembravano far spiccare il volo al Mondo, lo fecero implodere, portando solo inquinamento, miseria, tanta miseria, nascite di regimi e guerre in un diabolico circolo vizioso.
Tutti puntano il dito solo contro il nazionalismo quale fonte delle dittature e di future annesse disgrazie, omettendo gli effetti che ebbe anche il liberismo.
I due conflitti mondiali scoppiarono dopo due periodi marcatamente orientati al laissez faire ed il passo dalla crisi alla guerra parve il più naturale possibile.
Dalla fine della seconda guerra mondiale all’inizio dei’70 vi fu una pax farcita di grosse conquiste sociali ed economiche, ma qualcuno si accorse che quell’architettura non gli avrebbe più permesso di aumentare oltremisura gli affari – che già faceva, ma che non erano sufficienti.
Studio di teorie economiche in laboratorio, approccio ed applicazione da far impallidire l’idealismo tedesco, cinismo machiavellico: benvenuti nella seconda fase, quella del neo-liberismo.
L’inizio fu volutamente inebriante in quegli scoppiettanti anni Ottanta, appositamente costruiti per non pensare e per non far vedere il retro della medaglia sulla quale si iniziavano ad incidere i precetti quali lo sfascio dello Stato sociale ed i capitali liberi di girare per il Mondo (con gli uomini a corrergli appresso con affanno), con le nuove dottrine economiche che prendevano il posto della religione in un passaggio di consegne fra monoteismi.
Con qualche timida crisi, durata al massimo un colpo di tosse, si arriva ai primissimi ’90 e nel frattempo si sono tutti convertiti al nuovo pensiero dominante ed eccoci entrati nella fase attuale, che come precisa ogni volta il Professor Cassinadri, è quella dell’ordo-liberismo (ovvero ordine liberista): globalizzazione go go, intensificazione della mondializzazione, crisi finanziarie create ad hoc, disastri curati da chi li ha creati, privatizzazione dei profitti, socializzazione delle perdite con cure da cavallo, una società sempre più liquida guidata sempre più da entità astratte.
Il sistema non è nemmeno da mettere in discussione, solo che prima i profeti, gli esegeti e gli attori erano dichiaratamente liberisti, mentre oggi si sono travestiti da progressisti e tante altre maschere.
Perché più che fra destra e sinistra (categorie che un senso ce l’avrebbero ancora, ma sono spesso strumentalizzate) o fra conservatori e progressisti (contenitori inventati dal medesimo produttore, quindi privi di significato) dovremmo iniziare a svegliarci e capire chi dà la precedenza all’uomo e chi alla crescita economica, chi difende i diritti degli esseri umani e chi il profitto tout court.
L’uno (il profitto) sacrifica l’altro (l’uomo).

Ma in concreto, molto in concreto, cos’è il liberismo?
La distruzione delle piccole comunità è il liberismo.
La distruzione delle piccole imprese è il liberismo.
La distruzione di tutto ciò che è piccolo è il liberismo.
La distruzione di usi, abitudini e tradizioni è il liberismo.
La demonizzazione di tutto ciò che è pubblico e collettivo è il liberismo.
L’eliminazione del concetto di interesse comune è il liberismo.
Screditare tutto ciò che si rifà al passato è il liberismo.
Mentire sulle teorie economiche è il liberismo.
Mentire su cause e rimedi delle crisi è il liberismo.
Le riforme di cui ha bisogno il nostro Paese sono il liberismo.
Le balle e le vigliaccate per far passare le riforme sono il liberismo.
Il way of american life è il liberismo.
L’Euro è il liberismo.
Il è il liberismo.
Il è il liberismo.
Il è il liberismo.
Lo spread è il liberismo.
Ciò che è accaduto in Grecia è il liberismo.
Svendere e tradire la patria è il liberismo
I trattati sul commercio internazionale sono il liberismo.
La globalizzazione è il liberismo.
I mercati finanziari sono il liberismo.
Il potere dei mercati finanziari è il liberismo.
L’eliminazione di tutte le autonomie è il liberismo.
La chiusura di un punto nascite in montagna è il liberismo.
La riduzione dei posti letto e la chiusura di reparti in un ospedale di montagna è il liberismo.
La chiusura di altri ospedali d’Italia è il liberismo.
La riduzione dei posti letto in tutti gli ospedali è il liberismo.
La riduzione dei posti letto nelle terapie intensive è il liberismo.
L’inaugurazione di cliniche private è il liberismo.
La sanità fonte di ricavi è il liberismo.
Fra sette mesi con la mutua e domani a pagamento è il liberismo.
La sanità a pagamento è il liberismo.
La sanità dove un gesso ad un polso costa 20.000 $ è il liberismo.
La sanità dove se stai morendo ma sei senza assicurazione nessuno ti caga, è il liberismo.
Operare pazienti senza motivo è il liberismo.
Far mangiare della merda pur di guadagnare è il liberismo.
Avvelenare pur di guadagnare è il liberismo.
Gli alimenti e gli animali importati dall’estero sono il liberismo.
La frutta e la verdura distrutte per poi acquistarle da altri Stati è il liberismo.
I tagli alla scuola pubblica sono il liberismo.
I contemporanei incentivi alla scuola privata sono il liberismo.
La scuola pubblica scadente per molti e quella privata eccellente per pochi è il liberismo.
La demonizzazione della cultura è il liberismo.
Rincoglionire la gente con luccicanti cazzate è il liberismo.
Lobotomizzare la gente con la tecnologia è il liberismo.
Inneggiare ad una società senza radici è il liberismo.
I neologismi inglesi sono il liberismo.
L’eliminazione delle lingue nazionali e dei dialetti è il liberismo.
Le pensioni da fame sono il liberismo.
La pensione che non ci daranno è il liberismo.
L’azienda che de-localizza è il liberismo
Un ragazzo precario è il liberismo.
Un cinquantenne precario è il liberismo.
L’insegnante pubblico precario è il liberismo.
Le aziende precarie sono il liberismo.
Rendere tutto precario è il liberismo.
Gli esodati sono il liberismo.
La disoccupazione creata appositamente per ridurre i salari è il liberismo.
Far passare la voglia di lavorare è il liberismo.
Il debito pubblico brutto, sporco e cattivo è il liberismo.
Il debito pubblico creato appositamente per destabilizzare il welfare è il liberismo.
I popoli del Sud trattati da sfaticati e spendaccioni sono il liberismo.
La demonizzazione del posto fisso è il liberismo.
La fine del posto fisso è il liberismo.
Le guerre chiamate in mille altri modi sono il liberismo.
L’immigrazione selvaggia è il liberismo.
Servirsi degli immigrati per togliere i diritti a tutti è il liberismo.
Costringere la gente ad emigrare è il liberismo.
Attirare con l’inganno i migranti è il liberismo.
Lo sfruttamento dei paesi poveri è il liberismo.
Voler far diventare poveri altri paesi è il liberismo.
Il produci consuma crepa è il liberismo.
Far girare le merci, il capitale e le persone come trottole è il liberismo.
Rendere tutti apolidi è il liberismo.
Vedere l’uomo come il mezzo per produrre è il liberismo.
La massimizzazione del profitto è il liberismo.
Le multinazionali sono il liberismo.
I metodi delle multinazionali sono il liberismo.
Gli effetti delle multinazionali sono il liberismo.
Privatizzare tutto è il liberismo.
Privatizzare anche l’acqua è il liberismo.
Privatizzare impoverendo il privato è il liberismo.
Privatizzare anche il buco del culo è il liberismo (Mauro dixit)
Impoverire l’imprenditore è il liberismo.
Trattare l’uomo alla mercé dell’oggetto che produce è il liberismo.
Togliere la sovranità è il liberismo.
Togliere l’indipendenza è il liberismo.
Togliere la dignità è il liberismo.
Inneggiare all’uomo usa e getta è il liberismo.
Basta che si guadagni è il liberismo.
I servizi pubblici non possono essere in rimessa è il liberismo.
Il più bravo è chi guadagna di più è il liberismo.
Il cinismo come costante è il liberismo.
Mettere uno contro l’altro è il liberismo.
La guerra fra i poveri è il liberismo.
Non tollerare i vecchi è il liberismo.
Costringere i vecchi ad essere giovani è il liberismo
Togliere i diritti uno alla volta è il liberismo.
Togliere i diritti e farti sentire in colpa perché finora li hai avuti è il liberismo.
Il fumo negli occhi di certi diritti per toglierne altri è il liberismo.
La manipolazione della realtà è il liberismo.
Far credere sempre alla versione ufficiale è il liberismo.
Creare una cittadinanza allineata al pensiero unico è il liberismo.
Rendere reietti i dissidenti del pensiero unico è il liberismo.
Solleticare gli istinti più biechi è il liberismo.
Ignorare la pietà è il liberismo.
Creare disagio sociale è il liberismo.
Rendere la società liquida è il liberismo.
Creare una società esasperata è il liberismo.
L’eterno ricatto è il liberismo.
Creare fratture sociali è il liberismo.
Far rimanere le persone in uno stato perenne d’ansia è il liberismo.
Cancellare la storia senza nemmeno riscriverne un altra è il liberismo.
La plutocrazia è il liberismo.
Lo sfruttamento delle persone è il liberismo.
Il disprezzo per il debole è il liberismo.
Il disprezzo per il povero è il liberismo.
Il disprezzo per il perdente è il liberismo.
L’ossessione per il successo è il liberismo.
L’ossessione per la ricchezza è il liberismo.
L’invenzione di nuove classi sociali è il liberismo.
Creare disparità e disuguaglianze sociali è il liberismo.
La discriminazione di classe è il liberismo.
L’annientamento intellettuale è il liberismo.
Soffocare il libero pensiero è il liberismo.
Spacciare la spersonalizzazione per individualismo è il liberismo.
Fottersene dell’ambiente in cui viviamo è il liberismo.
Produrre per consumare è il liberismo.
Sobillare una vita di facili guadagni è il liberismo.
Far sentire in colpa il povero è il liberismo.
Costringere tutti ad essere imprenditori di se stessi è il liberismo.
Mettere i bastoni nelle ruote degli imprenditori è il liberismo.
Non avere regole è il liberismo.
L’utero in affitto è il liberismo.
Eliminare le parole equità,sociale, morale e coscienza è il liberismo.
Far soffrire le persone pontificando che è colpa loro è il liberismo.
Prima il soldo poi i soldi è liberismo.
Il soldo che deve generare altro soldo è il liberismo.
Il soldo nelle mani di pochissimi è il liberismo.
La creazione di un cinismo preistorico nel tempo moderno è il liberismo.
I mega-ricchi sempre più ricchi ed i poveri sempre più poveri è il liberismo.
Trovare il modo per impoverire i poveri è il liberismo.
Trovare il modo per arricchire i ricchi è il liberismo.
Trovare il modo per impoverire quelli che ieri erano considerati ricchi è il liberismo.
L’eliminazione del ceto medio è il liberismo.
Far credere ai poveri che si stiano arricchendo è il liberismo.
Far credere ai poveri che un giorno si arricchiranno è il liberismo.
Le menzogne sulla meritocrazia sono il liberismo.
Far tornare l’epoca della schiavitù è il liberismo.
Far invocare le catene agli schiavi è il liberismo.
Farsi sostenere dalla parte che si massacra è il liberismo.
Illudere che tutto sia possibile e raggiungibile è il liberismo.
Illudere i sudditi che diventeranno sovrani è il liberismo.
Non si può tornare indietro è il liberismo.
Non c’è alternativa a questo sistema è il liberismo.
Una mano che ti tenta e l’altra che ti impoverisce è il liberismo.
Sradicare l’uomo dal suo territorio senza più dargli una dimora è il liberismo.
Esaltare la vita senza fissa dimora è il liberismo.
Far sentire i dissidenti anacronistici e decontestualizzati è il liberismo.
Infamare i dissidenti è il liberismo.
Eccitare per nascondere è il liberismo.
Curare il profitto e non il malato è il liberismo.
Fare affari solo col privato, ma chiedendo aiuto allo Stato quando va male è il liberismo.
Fare affari solo con certi privati escludendo tutti gli altri privati è il liberismo.
Ripetere sempre a pappagallo i mantra sulla crescita, sulla competitività, sui sacrifici, sugli investimenti dall’estero e sulle sfide internazionali è il liberismo.
Spremere le persone come limoni e ringraziandoli con un calcio nel culo è il liberismo.
Spaventare col sicuro e rassicurare col pericoloso è il liberismo.
Illudere poi annientare è il liberismo.
Creare finti bisogni è il liberismo.
Soffocare i reali bisogni è il liberismo.
Favorire sempre il grosso e massacrare sempre il piccolo è il liberismo.
Lo smantellamento dello stato sociale è il liberismo.
La macelleria sociale è il liberismo.

Se questa fosse un’indagine poliziesca, una volta circoscritto e compreso il fluttuante e viscido concetto di liberismo, bisognerebbe concentrarsi nell’individuare i liberisti.
Dovremmo condurre l’indagine con una mente aperta alla curiosità, sgombra di pregiudizi, senza la tentazione di comode associazioni di idee, perché il calderone dei liberisti è vasto, eterogeneo ed ingannevole.
C’è chi è liberista per interesse di categoria, i membri di certe èlite e di certe lobby è fisiologico che siano liberisti, è il sistema che li favorisce di più.
Non è invece così normale che fra i liberisti vi siano persone le cui categorie d’appartenenza hanno perlopiù degli svantaggi, ma la l’affiliazione è dettata da servilismo, mero tornaconto personale, leccaculismo, codardia, conformismo, ambizione, insipienza.
Tutte persone che magari ottengono qualcosina in cambio (qualcosina, ma magari no) mentre il loro tessuto sociale perde dei pezzi.
Esempio emblematico quei soggetti che un giorno sì e l’altro pure inneggiano e osannano le famose riforme, che arrivano a inscenare danze propiziatrici affinché si realizzino, salvo poi scoprire con sommo stupore che le riforme invocate con ardente passione comprendono anche il taglio dei loro posti di lavoro, ed arrivano a protestare e addirittura a scioperare.
Finita l’indagine, per tutti, il capo d’imputazione dovrà essere quello di crimini contro l’umanità.

Liberismo e barbarie

18 Mar

(Articolo scritto grazie al contributo di Daniele Cassinadri e Cristian Martinelli)

 

Solo gli occhi degli stolti e dei disinformati (tipologie che possono anche coincidere) non riescono a vedere che la situazione economica attuale è tutto fuorché casuale e che è possibile individuare le cause ed i rimedi, con la sola penitenza di essere riempiti di epiteti quali gufo, disfattista, populista, fino a terminare l’empia lista.
Ma quelli che non vogliono annegare nel mare magnum del pensiero unico e sentono di dover sfidarne le onde e le correnti, dovranno allargare gli orizzonti facendo propria la tesi per cui un fenomeno – anche questo, che è di stampo prettamente economico – non si può affrontare solo con argomentazioni ed approcci endogeni alla categoria.
Cercare un colpevole – e qui c’è, si chiama neo-liberismo con tutte le applicazioni al seguito – non dev’essere un alibi da tenere nel taschino pronto uso e non deve nemmeno esimerci da quelle attività tanto imprescindibili quanto faticose che sono l’autodiagnosi e l’osservazione attiva e critica di ciò che ci circonda.

E’ vero, un pezzetto alla volta ci stanno rubando il futuro, deflagrando i diritti che altri avevano ottenuto e riportando i rapporti di forza a livelli ottocenteschi (se non più addietro) ma di contraltare (e per una contraddizione insita nell’economia moderna) agli oppressi – che sono sfruttati, bistrattati, umiliati, derisi, calpestati e malpagati – manca uno spirito di sacrificio.
Non a tutti, non a tutti nello stesso modo, diciamo in media, più una certa deviazione standard.
E gli oppressi mica devono essere ricercati solo fra gli indigenti senza un tetto ed un lavoro, no signore, ma anche fra coloro che credono di aver migliorato la propria condizione, ma solo perché del loro praticello ammirano i fili d’erba, senza nemmeno alzare lo sguardo a vedere l’aria che li sovrasta di che colore è.
Gli oppressi siamo tanti e se, oniricamente, dipendesse solo dalla nostra volontà, dalla nostra abnegazione, dalla nostra disponibilità a rinunciare a qualcosa oggi con la certezza di costruire delle solide e durature basi per il domani, sapremmo uscire da questa palude e virare verso lidi più favorevoli?
Non ne sono così convinto.
Per diversi motivi.
Il primo: l’attuale architettura economica, dopo l’infatuazione del rodaggio e ed un senso iniziale di ebbra onnipotenza, porta alla disillusione, all’annientamento, all’alienazione, al nichilismo; sbattersi oggi (da dipendente, da artigiano, anche da imprenditore) ha qualcosa in comune con la fatica di Sisifo.
In quest’ingranaggio che si auto-genera e che non sembra ammettere granelli di sabbia al suo interno,un impegno indefesso può apparire a più d’uno come un assist al carnefice-capitale, che irrobustisce la fonte dei mali e lascia solo le briciole.
Si potrebbe controbattere articolando ragionevoli motivazioni, ma le istanze portate a corredo della loro idea non sarebbero da meno.
Si parte da un autodifesa, dal concetto di resilienza e resistenza ad un mostro economico, ma l’effetto collaterale è di perdere del mordente, quella spinta rutilante che aiuta a sverniciare i problemi, quel sano rimboccarsi le maniche spendibile in tutte le pieghe della vita.
Secondo motivo: avere vissuto l’adolescenza in anni comodi ha idealmente formato una bambagia fra noi ed il mondo, un cuscinetto che ha ammorbidito le sconnessioni, sì, ma anche il carattere.
Adesso ognuno di voi penserà ad uno o più comportamenti che lo esenti dall’ultima affermazione, ovviamente il culo se lo fanno in tanti, ma se i nostri genitori 50 anni fa fossero stati proiettati nei giorni giorni patirebbero meno la crisi e l’affronterebbero con un piglio differente, forse perché impermeabili alle trappole di oggi, loro che videro davvero la miseria.
Per non parlare se noi finissimo sparati dritti nel dopoguerra…
I nostri genitori, conoscendo di persona la fatica, hanno cercato di evitarcela sognando per noi lavori di concetto più che di braccia, amorevoli pensieri che sommati al contesto hanno generato in noi aspettative un pò pretenziose e quantomeno rigide.
Ci siamo adagiati sopra un sistema che non ci sta cullando.
Infine, c’è una fetta di gente che abbraccia un’intera generazione che ancora non si è ripresa dalla sbornia dell’epoca Jerry Calà (cit.), periodo che sarebbe stato ottimo come suppellettile ma che qualcuno ne ha fatto l’architrave della propria vita.
Se allora contestare quell’american way of life era arduo, oggi il bisogno di un ritorno alla sobrietà (o comunque ad una bramosia sostenibile) dovrebbe attecchire più facilmente, ma così non è, anche perché la potenza di fuoco di quell’apparato ha raggiunto nel frattempo livelli inverosimili.
Come tutti i monoteismi anche il consumismo con le sue sovrastrutture copre di opacità ciò che gli è avverso ed illumina con un irresistibile riverbero i precetti e le chiavi di volta per diffondere la propria dottrina.
Crea il bisogno inutile, rende improrogabile il superfluo ed essenziale l’apparenza, inculca il mantra del tutto e subito, mantiene una crescente tensione per evitare di programmare e progettare il futuro con raziocinio, incita a vivere come se non ci fosse domani, un’ottima scusa per gonfiare (oggi) la tasca di dietro del sistema dominante.
L’apparire sempre fighini e vincenti sta facendo perdere il senso della vergogna, o magari l’ha celata fra tatuaggi e taccate tamarre alla moda.
Proprio un esegeta di quel sistema affermò che non esistono pasti gratuiti, noi più che seguire guru di successo (quindi alla mercè del potere) o teorie riformiste (alla mercé pure loro) che di pasti ce ne vogliono vendere 10 al giorno, dovremmo riprendere qualche insegnamento della civiltà contadina e scoprire come delle ricette in apparenza inattuali non siano necessariamente scadute e che gli antidoti non sempre debbano essere prescritti, a volte è ammesso un salvifico fai da te.

No, non si tratta di cadere nella trappola ordo-liberista e calvinista di far sentire in colpa la vittima facendole credere che l’unica redenzione per un popolo dipinto come corrotto e prodigo di una nazione indebitata sia la cessione di sovranità e la sottomissione agli integerrimi tedeschi di Germania.
O si fa la fine dello schiavo che invoca la frusta.
Ma in quest’epoca subdola – dove l’opulenza si mischia al pauperismo e discernere l’una dall’altro è già di per sè una sfida – c’è bisogno che ognuno si riappropri con vigore di se stesso cacciando i troppi invasori che ci occupano alleandosi l’uno con l’altro.
Visto che ad essere nella medesima situazione siamo la maggioranza.

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https://andareoltre.blog/2015/09/12/chi-e-il-nemico/

https://andareoltre.blog/2017/08/11/liberismo-cosa/

Chi è il nemico?

12 Set

Ogni epoca ha il suo fascismo, scriveva Primo Levi.
Bisognerebbe però individuarlo.
E non ex post.
Perché più che fra destra e sinistra (categorie che un senso ce l’avrebbero ancora, ma sono spesso strumentalizzate) o fra conservatori e progressisti (contenitori inventati dal medesimo produttore, quindi privi di significato) dovremmo iniziare a svegliarci e capire chi dà la precedenza all’uomo e chi alla crescita economica, chi difende i diritti degli esseri umani e chi il profitto tout court.
L’uno (il profitto) sacrifica l’altro (l’uomo).
Tanti dei nostri mali nascono da lì, dal turbo-capitalismo e dai suoi derivati (in senso lato): sull’altare del guadagno e della crescita infinita sacrifichiamo noi stessi.
Perché in nome del Sacro Utile ci sarà sempre un posto dove produrre a minor costo.
E spazio per comunicare ad una famiglia che il lavoro c’è, ma a tempo determinato ed in Romania.
Sono le riforme che ci vogliono propinare, è bene ricordarselo quando qualche maggiordomo ripete a pappagallo la nauseante filastrocca.
Questo nuovo (esiziale) Positivismo si avvale della tecnologia, di neologismi e di tecniche di manipolazione mentale per far credere che non esista un’alternativa (http://shiatsu77.me/2014/11/10/il-manifesto-del-pensiero-unico/).
E di una pletora di rabdomanti abili nel cercare pensieri contorti per aumentare la sofferenza umana e rendere felice un’entità astratta:il mercato.
A ben vedere non c’è mai stato un epocaa storica in cui l’uomo non sia stato oppresso, soggiogato e vessato, ma dalla fine della Seconda Guerra Mondiale agli anni Settanta è stata fatta un incetta di diritti che oggi stiamo perdendo uno dopo l’altro.
Mancando l’opposizione e la resistenza diveniamo come il figlio che lapida quanto messo da parte dai genitori con la fatica ed il sudore e che dissipa i loro preziosi insegnamenti.
Fra le 269 colpe di Berlusconi nel suo ventennio di occupazione delle istituzioni c’è pure quella di averci distratto dall’evoluzione 2.0 del Capitalismo d’Assalto Mondializzato.
O forse l’avevano messo lì anche per quello.
Sempre coglioni noi.
Due volte.

Non si tratta di mettere in discussione un sistema economico che ci ha garantito una buona qualità di vita e svariate possibilità, semmai di stigmatizzarne le esasperazioni.
Da quando cioè gli ammerricani si sono arrogati il diritto di porre in atto la fase 2 per fare più affari.
Chiunque anteponga il capitale all’essere umano è semplicemente da disprezzare.
Un mezzo punto di Pil per costoro vale un taglio alla sanità ed alla scuola (renziani, come le chiamate nel vostro linguaggio jovanottesco?).
La crescita del fatturato giustifica l’utilizzo degli Ogm e il depredamento dell’ambiente.
La conquista di una quota di mercato o di un target price vale i licenziamenti di massa ed il precariato a vita (edulcorati con balsamici termini inglesi).
Il guadagno consente di avvelenare il cibo.
Anche quello dei bambini, certainly.
Lo stesso livore meritano i cosiddetti schiavi che invocano le catene e la frusta.
Ovvero gente comune che da questo sistema non ottiene nulla se non le briciole.
Soldatini volontari in ferma continua addetti alla propaganda e al proselitismo.
Dei subalterni anche di se stessi che mettono nella merda tutti gli altri.
Perché il protocollo prevede di rendere reprobo chiunque osi dissentire, tacciandolo dei più infamanti epiteti ed isolandolo (quando va bene).
Ormai, paradosso che sancisce l’assenza totale di valori, solo le malattie e l’inquinamento – quindi due prodotti della modernità – sono rimaste eque e democratiche:possono colpire e fare danni a chiunque.
Ma ho l’impressione che siano finite a libro paga pure loro.

Se oltre al dettaglio analizziamo anche l’insieme, appare evidente come tutto sia riconducibile al Dio Denaro e alle pericolose liturgie messe in atto per venerarlo.
Le declinazioni fanno riferimento al peccato originale.
Il liberismo globalizzato si inventa gli shock e le crisi (e vive di shock e di crisi) per alimentare se stesso.
Crea conflitti per poter intervenire militarmente.
Fomenta scontri e tensioni sociali con la scusa ecumenica del sincretismo.
Annienta interi popoli con una multinazionale.
Genera dittature per esigenze o esperimenti di mercato.
Ed utilizza sempre il paravento del benessere.
Dietro alla favola dell’uomo cosmopolita si cela una mercificazione dell’individuo per ingrassare una delle più pericolose entità astratte: il mercato.
Tutto è trasformato in azienda.
Ormai non si produce più per consumare, ma si consuma per produrre (Massimo Fini dixit).
La politica al cospetto dell’economia è divenuta un teatrino.
Prima, con l’economia, si sedeva allo stesso tavolo a trattare, ora sta sotto ed in ginocchio.
Quando parliamo di valori dell’Occidente dovremmo renderci conto che questi non esistono più, forse non sono mai esistiti.
Se non in piccoli nuclei o gruppi di persone che appunto il mercato globale non tollera.
L’uomo riunito in comunità (piccole come la famiglia o grandi come uno Stato) non va bene perché da solo è più fragile.
I soli gruppi consentiti sono quelli di potere, lobbistici e para-massonici.
Gli Stati sono usati come sicari ma sono a loro volta vittime.
L’economia moderna abiura le tradizioni e le identità perché con un unico target di mercato l’ufficio marketing tribola meno.
Anche l’immigrazione (tema da trattare a parte) quando non è causata dalle guerre (quindi dai soldi, si picchia sempre lì) è generata e creata per offrire manovalanza alla criminalità, manodopera a basso costo alle imprese e per destabilizzare la pacifica convivenza col metodo meschino di vendere un luccicante El Dorado occidentale disponibile per tutti, il che spiega anche certi comportamenti e certe pretese di chi arriva.

L’uomo è l’essere vivente più intelligente ma è anche il più bravo ad autodistruggersi e a limitare la propria libertà.
Da sempre ha bisogno di dogmi e di strumenti di controllo da parte del potere e della classe dominante.
L’Illuminismo – allora necessario – ha in realtà solo scalfito il monoteismo religioso e ne ha creato un altro, quello del capitale.
Rosa Luxemberg asseriva che il primo atto rivoluzionario è chiamare le cose con il loro nome.
E’ un precetto che dovrebbe seguire anche chi non ha velleità sovversive.

Tutto in nome del business, spregio delle regole e delle leggi che possono e devono essere violate, assenza di etica,senso di onnipotenza, nessuna considerazione delle persone e dell’ambiente.
Trovate differenze fra il liberismo e la criminalità organizzata?

Ammalia, rende euforici, dà dipendenza.
Ricatta, chiede il conto.
Con gli interessi.
Sempre.
Rende bugiardi.
Toglie interesse per tutto il resto.
Isola.
Liberismo o droga?
O entrambi?

Questi fanatici del mercato globale non hanno pietà delle persone.
Noi non dobbiamo averne di loro.